Schubert, traduzione integrale dei Lieder e dei testi musicati

la copertina del libro

Sabato 11 agosto 2007, come accade almeno un paio di volte al mese, vado in pellegrinaggio al negozio Ricordi di Galleria Vittorio Emanuele a Milano. Questa volta sono deciso: devo acquistare la partitura di Così fan tutte.
Sono venti volte che vado alla Ricordi con l’intento di fare questo benedetto acquisto ed esco con qualcosa d’altro, ma questa volta sono motivato dalla volontà di un approfondimento in vista delle recite previste alla Scala il prossimo mese di novembre, questa è la volta buona!

Appena entrato faccio il solito giro fra le novità in cd e dvd, poi mi avventuro nella zona libreria dove, prima di avvicinarmi allo scaffale di destra in cui è posata la partitura dei miei desideri, che non ho bisogno di cercare perché l’ho già trovata da un sacco di tempo, faccio un giro in mezzo alla miriade di libri d’argomento musicale.

Sfoglio i soliti saggi di Adorno che non mi deciderò mai a leggere, la biografia di Fauré, i libri di Boulez, i più recenti testi di Rattalino sui grandi pianisti: tutta roba che un giorno o l’altro dovrei decidermi ad acquistare e l’avrei già fatto se il tempo a disposizione di noi miseri umani fosse infinito. Purtroppo non lo è, e credo sinceramente di essere stato anche troppo ottimista sulla durata del mio. Insomma fra dischi e libri dovrei campare in salute, di corpo e di cervello, almeno fino a centotrent’anni per leggere ed ascoltare con un ragionevole livello di approfondimento tutta la roba che ho già in casa; sempre che nel frattempo non mi crolli in testa, la casa, visto il peso dei nuovi libri che vi introduco ogni anno.
Comunque torniamo alla Ricordi. C’è un’altra cosa che faccio tutte le volte da almeno dieci anni, ed è andare nella zona dove sono concentrati i libri su Schubert per vedere se c’è qualche novità interessante, in particolare qualche testo su complesso mondo dei suoi Lieder.

L’esperienza mi dice che potrei risparmiarmi la fatica perché di novità interessanti non ce ne sono mai, ma io lo faccio tutte le volte, e questa volta, sopra ad un tavolino un po’ discosto, c’è un libro nero, una copia sola, che porta in copertina l’inconfondibile immagine del grande viennese. Butto l’occhio perché non si sa mai: è di un nero discreto ed elegante con una piccola scritta in rosso: “Lieder e lavori corali”.

Lì per lì credo di non aver capito, rileggo meglio: Franz Schubert – Lieder e lavori corali – tradotti da Stefania Santandrea.

Tradotti? Impossibile, i miracoli non succedono.

Soppeso il volume, è pesante, ma non mi faccio illusioni:
– Sarà la solita selezione di Canti di cigno e Belle Mugnaie fedifraghe, tutta roba trita e ritrita in mille traduzioni.

Poi lo sfoglio, c’è una montagna di roba!

Controllo l’indice: è immenso! Leggo la quarta di copertina e trovo una frase illuminante:

“…la prima traduzione italiana completa delle composizioni vocali di Schubert…”

Completa, capito? COMPLETA! Settecento e rotti lieder tutti dentro questo libro, tradotti in italiano e col loro bravo testo a fronte!

Sento una scarica di adrenalina, come se fossi appena stato scaraventato giù per le montagne russe di Gardaland: il Sogno che si avvera, ormai non ci speravo più e invece qualcuno l’ha fatto: ha tradotto il mare magnum schubertiano e un editore coraggioso l’ha pubblicato.

Apro il libro e do un’occhiata alla traduzione, scelgo un Lied dei più noti “An die Musik”: il testo italiano segue quello originale strofa contro strofa, permettendo così di seguire quasi parola per parola il cantante, ma non basta, si capisce anche il senso della poesia, ed è pure gradevole da leggere.
Si dirà che è normale che una tradizione si capisca, ma n
on è vero, il tempo ci ha abituati a traduzioni letterali dal tedesco al cui confronto le Centurie di Nostradamus sulla cui comprensione, notoriamente, si accapigliano sedicenti studiosi da secoli, sembrano le strofe del Signor Bonaventura.
Comunque non mi faccio illusioni:
– Sarà un caso.
Prendo un testo molto meno noto e sul quale la traduttrice potrebbe essere stata meno accurata; quel “Der Zwerg” (il nano) che narra di un nano che aiuta la sua regina a morire e poi si lascia morire a sua volta. Un lied che da solo vale tutta la Tetralogia (opinione strettamente personale ovviamente!). Anche questa è ben fatta.
Capisco di non poter più vivere senza questo libro!

Abbarbicato alle sue pagine, mi avvio verso la cassa e, mentre mi avvicino, vengo assalito dalle più assurde paure.

Comincio ad immaginare una situazione fantozziana in cui una rubesta cassiera dal viso arcigno con un pesante accento da governante tedesca, mi dice che il libro non me lo dà:

– Cvesto libro non è in vendita. Vuoi dare me libro pel pampìno?
E io che grido:
– No non lo avrai!

E scappo, con lei che salta il banco con un’agilità da gazzella e m’insegue per il negozio armata di randello gridando:

– Dai, vieni pel pampìno, vieni da me che ti foglio tare pella cosa!

Invece trovo una signora gentilissima che chiacchiera con competenza e si rammarica con me che non sia più ristampato anche quel bellissimo libro con la traduzione di una selezione di Lieder che parte da Haydn ed arriva a Hindemith. (Si riferisce al mitico “Lieder” Vallardi editore, prima edizione novembre 1982; trionfalmente presente nella mia libreria da venticinque anni!)

Esco dal negozio e sono così eccitato che telefono a un paio d’amici per annunciare la grande notizia. Ai miei amici non gliene frega assolutamente niente, lo so, ma sono gentili perché mi conoscono e, un po’, cercano di assecondarmi come si fa coi matti e coi bambini un po’ strani.
Ah! la partitura di “Così fan tutte” c’era, era proprio nello scaffale dove l’avevo lasciata un mese fa. Beh! Sarà per la prossima volta…

QUATTRO RIGHE UN PO’ PIÙ SERIE
Intanto un grosso grazie a Stefania Santandrea per questo suo lavoro dettato dall’amore per Schubert e non certamente da un desiderio di ricchezza (per soddisfare quello si cerca di scrivere il Codice da Vinci), si tratta di un’opera gigantesca che richiede una capacità e una dedizione non comuni.

Questo libro, oso dirlo, può diventare uno strumento fondamentale nella diffusione di una forma musicale delle più belle che mai mente umana abbia concepito e che in Italia trova(va) un ostacolo insormontabile proprio per la difficoltà di comprendere la lingua tedesca. Inutile sperare di trovare le traduzioni nei cd (a meno che non si conosca perfettamente l’inglese l’impresa è ardua) ad esempio nella raccolta Fischer-Dieskau – Moore della DG in 21 cd sono presenti i testi originali, le traduzioni in inglese e un incredibile riassunto (!) in francese. L’edizione Hyperion, almeno nelle copie in mano mia, di francese non ha neppure il riassunto.
È ovvio l’invito a tutti quelli che sono interessati a scoprire veramente Schubert, ad acquistare e far conoscere questo testo. Temo che non sarà facile recuperarlo, ma credo che i dati dell’editore che ho riportato nei titoli possano essere di grande aiuto.
Una sola nota. In epoca di computer, il sommario poteva essere più ricco. Di fatto viene riportato l’elenco alfabetico dei titoli. Capisco che solo questo è lungo 27 pagine ed esiste un problema di dimensioni del volume (che di pagine ne ha già 462), ma sarebbero stati molto utili un sommario in ordine di numero d’opus e, soprattutto, un elenco suddiviso per autori dei testi poetici.

Finisco con una lamentazione urbi et orbi: perché il citato libro della Vallardi non viene più ristampato? E sempre in tema di Lieder esisteva un volume di Erik Werba contenente una biografia di Hugo Wolf, edito da Nuova Italia nel 1988, che riportava la traduzione col testo a fronte di tutti i suoi Lieder (che sono poco meno di trecento), anche questo è sparito dalla circolazione.