Roberto Bonfanti “Alice”, recensione

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” Lo vedi? É che si contano i giorni. Tutti lo facciamo. Ognuno a proprio modo. Qualcuno consapevolmente, in modo metodico, segnado tacche su un masso come i naufraghi dei film, e qualcun altro senza nemmeno rendersene conto…”

Musicale, introverso e melanconico. Ecco l’immagine che dà la nuova fatica scrittoria di Roberto Bonfanti, ex redattore di Krohn e della label indipendente Ilrenonsidiverte. L’autore lombardo, giunto alla sua quinta fatica narrativa, torna con un romanzo semplice, diretto e nuvolare, in grado di raccontare (perdonatemi gli arditi parallelismi) con la semplicità di Fabio Volo e la poesia di Murakami.
Pur rendendomi conto dell’ardito doppio paragone, il mio intento non è tanto quello di comparare Bonfanti ai due scrittori sopra citati, quanto quello di restituire le sensazioni che ho vissuto nel leggere Alice. Due piccoli stupidi. Da un lato la struttura espositiva legata all’amore “impossibile” dei due protagonisti mi hai ricordato proprio le alternanze descrittive dell’attore-autore bresciano, qui spogliato però di goliardia ed estemporaneità. Dall’altro lato ho avuto la sensazione provata nel leggere After dark, da cui Bonfanti sembra aver rubato la gradevole superficie di malinconia ed onirismo, a cui si unisce una ponderata analisi descrittiva di una realtà osservata e rallentata, quasi avulsa dalla libera velocità della normalizzata quotidianità.

Così, tra genuinità ed introspezione si collocano Alice e Francesco, personaggi portanti di questa piccola storia, che, dopo aver ripreso i loro ricordi, finiranno per far riaffiorare dubbi, speranze ed intenzioni velate. Due anime alle prese con una allegorica danza interposta tra pensieri lontani e inattesa quotidianità.
Il libro, edito da Edizioni del faro, riesce a raccontare attraverso font divergenti e soggettive narrazioni, un countdown emozionale, che segna il disvelamento degli eventi, mediante un ponderato climax espositivo, che non dimentica di ricordarci che ognuno ha il proprio zero; il proprio punto di partenza, o di arrivo…poco importa.