49th Guca Trumpet Festival

guca2009.jpg

Music Player


Guča (Гуча in cirillico, si pronuncia
Gùcia, o all’anglosassone Goocha) è una cittadina a circa 160 km a sud di Belgrado, nel bel mezzo della Serbia che conta poco più di 2000 abitanti. In questa località, che probabilmente basa la propria economia sull’agricoltura e sulla pastorizie, una settimana all’anno si riversano decine (forse centinaia) di migliaia di persone per assistere al Festival della Tromba. Ci si arriva lasciando per una ventina di chilometri verso Sud, la bella statale E763, percorrendo una stradina di collina, in cui è facile incontrare greggi di pecore o capre, nonchè auto o furgoncini pieni di gente diretti all’evento.

Alcuni amici bulgari mi avevano parlato di questa immensa festa della musica, “una specie di Woodstock Balcanica”, dicevano… ma con il mitico concerto hippie c’è davvero poco da spartire sia da un punto di vista squisitamente musicale, che da quello culturale. Non ci sono certo figli dei fiori, il pacifismo e l’ecumenismo non sono certo di casa, e per finire l’unica droga ammessa, ed abbondantemente utilizzata, sembra essere l’alcol. In ogni modo scegliemmo questo festival come luogo per incontrare quei nostri amici e poi proseguire con il nostro viaggio nell’Europa dell’Est… ma questa, come si dice, è un’altra storia

La musica folkloristica (popolare) Serba è nota in tutto il mondo grazie a film come “Underground” e “Gatto Nero, Gatto Bianco” di Kusturica, e grazie alle colonne sonore scritte per questi film da Goran Bregovic. La musica per ottoni in particolare, è fortemente presente nella cultura balcanica, dove accompagna le occasioni più importanti della vita: i funerali, i matrimoni, le feste religiose e civili, e non stupisce affatto, quindi, di vedere una sorta di grande rito collettivo nella partecipazione a questo festival, con uomini e donne di tutte le età che ballano, o meglio… ciondolano con le braccia al cielo, lo sguardo rapito, incitando i musicisti a suonare più forte, spesso mettendo la testa nelle campane degli strumenti.

Tre sono i punti fermi di questa festa: la musica, il nazionalismo e la birra. Girando per il festival è IMPOSSIBILE non eccedere (a meno di non essere astemi) con l’alcool, ed ancora più improbabile non cedere alla tentazione delle cibarie preparate al momento. Ovunque ci sono bande (fanfare) composte da una decina di elementi tra ottoni e strumenti a percussione, che suonano a richiesta per poche centinaia di dinari (100 dinari corrispondono a circa 1 euro). Ovunque ragazze che ballano sui tavoli, ovunque girarrosti con maiali e pecore infilzati che sfrigolano e diffondono nell’aria un profumo di grasso e legno resinoso, che impregnano le narici ed i vestiti. Ed, ovviamente, ovunque birra a fiumi.

La festa è un vero delirio di bandiere Serbe, di pollici, indici e medi alzati a formare il numero “tre”, simbolo della nazione Serba, incontro di veterani di tutte le guerre che la Serbia ha combattuto nel secolo scorso (e sono tante…) e zingari ovunque! Il livello alcolico è alto, ed ove questo non dia la sensazione di essere abbastanza “alticci”, ecco che si ripara facendo a gara nello salire sopra la statua del Trombettista, simbolo della città e del festival stesso, posta nel centro cittadino, ed oggetto dell’attenzione di orde di giovani arrampicatori per tutta la durata della “sagra”.

   


Il Festival della tromba di Guča, come qualcuno avrà già intuito leggendo fin qui, presenta un paradosso e mette in rilievo un forte contrasto, una assonanza/dissonanza culturale che, a mio parere, non è presente solamente nell’arte balcanica (musica, cinema, teatro e letteratura) ma anche nella stessa società. Può sembrare paradossale che quella che è la musica popolare di questa nazione, sia in realtà la musica degli zingari, dei nomadi, dei “gipsies”, che nulla hanno a che fare etnicamente, siano essi rom o sinti, con i popoli slavi, ma arrivarono dall’Asia alcuni secoli fa, finendo per diventare serbi della gleba, quindi schiavi, fino all’inizio del secolo scorso. Diffusi in tutta l’Europa dell’Est, ovunque sono oggetto di un forte sentimento razzista, di una antipatia nemmeno troppo celata, di una tolleranza forzata che li pone ai margini, e li obbliga a vivere di espedienti (non sempre legali…) e di musica. E la forte attitudine alla musica di questi popoli nomadi è stata impiegata per secoli in funzione, come ho già detto, di feste, matrimoni, funerali, persino di feste dai fortissimi connotati nazionalisti, come questa. E non è un caso che la quasi totalità delle fanfare che girano per Guča e delle ragazze che ballano sui tavoli, siano zingare, e non è un caso che nella musica che queste fanfare suonano, si scoprano sapori simili alla musica gitana del sud della Francia, o della Spagna. La radice è comune, ed i secoli e le diaspore di questi popoli nomadi non sono riusciti a cancellarla.


Il festival di Guča dura una settimana ma ha il suo clou festaiolo il sabato notte e la sua conclusione istituzionale la domenica pomeriggio. Il sabato la follia alcolica e musicale collettiva tocca il suo massimo, mentre la domenica sul palco nello stadio cittadino si sfidano le bande finaliste della gara che è poi la scusa socialmente accettata per l’esistenza del festival stesso. Durante tutta la settimana, infatti, le migliori bande balcaniche si sfidano in eliminatorie che portano alla finale del sabato, in cui i due migliori ensemble si sfidano: un gruppo suona, portando la musica fino ad un certo punto, momento nel quale sarà l’altro gruppo a dover intervenire e proseguire il discorso musicale. Ovviamente ogni contendente cerca di suonare in modo da mettere in difficoltà l’avversario… davvero una cosa spettacolare, in cui tecnica improvvisativa, fantasia, spettacolo, ballo coinvolgono gli ascoltatori che fanno il tifo e gridano per ogni fraseggio indovinato, come per un gancio ben portato in un incontro di pugilato.
(Prima di guardare il filmato
vi conviene andare all’inizio dell’articolo
e “spegnere” il player della musica che sentite in sottofondo)

Non è per tutti il Festival di Guča, sicuramente non per quelli che durante il concerto di Bregovic cui ho assistito un paio di anni fa, protestavano vivamente perchè la gente si alzava in piedi a ballare (non scherzo…) rovinando loro la visuale, non è per coloro che provano un certo fastidio per certi nazionalismi esasperati, o portano rancore per la storia recente della Serbia, non per coloro (e qui non mi dilungo…) che hanno problemi ad espletare funzioni corporali in bagni chimici piuttosto impegnativi… ma per chi ama la musica, e soprattutto la ri/scoperta di alcune musiche popolari, una capatina a Guča è d’obbligo… magari l’anno prossimo, per la cinquantesima edizione. Ci sarà da divertirsi!


Tutte le foto pubblicate in questo articolo, sono di Silvia Pasquetto.
Per approfondire:
www.guca.rs/
en.wikipedia.org/wiki/Gu%C4%8Da