AAVV – Ghana Soundz vol 1 & 2

copertine di Ghana Soundz 1 e 2

I due Ghana Soundz, il cui sottotitolo è “Afro-beat, Funk and Fusion in 70’s Ghana”, sono il frutto della passione di un DJ di Brighton, Miles Cleret, per la musica africana e i vecchi LP usati, alla ricerca dei quali esplorava senza sosta mercati delle pulci e robivecchi, senza curarsi troppo dei graffi e della polvere incrostata sui microsolchi. Così, immancabilmente, anche durante il suo primo viaggio in Ghana si mise in cerca di vecchi dischi in condizioni tali da essere suonabili, nonostante l’esposizione al clima umido, caldo e polveroso dell’Africa equatoriale.

In più, Miles era un maledetto curioso, e non si accontentava di scovare dischi di highlife, la musica per la quale il Ghana è conosciuto in tutto il mondo. No, egli cercava soprattutto produzioni “sperimentali”, ritenendo che, come i nigeriani, anche i musicisti ghaniani, esposti alle influenze musicali del mondo anglofono, avessero provato a fondere la loro musica con i generi provenienti dall’Europa e dagli States, come il funky, il jazz e la psichedelia. Di simili tentativi esisteva del resto almeno un esempio noto a livello internazionale: gli Osibisa.

La convinzione di Miles fu confermata e, con sua sorpresa, addirittura superata dai fatti: il panorama musicale del Ghana durante gli anni ’70 fu un pullulare di oscuri gruppi e produzioni underground, che estesero i loro esperimenti ben oltre i confini dell’highlife suonato da gruppi come E.T. Mensah and the Tempos, Globemasters, African Brothers, Sweet Talks. Nonostante l’industria discografica fosse tremendamente meno attrezzata di quella nigeriana, o anche ivoriana, riuscì a produrre in quegli anni un numero incredibile di album, principalmente nelle due città di Accra e Kumasi.

Nei due anni di soggiorno in Ghana, Miles Cleret acquistò dischi, cercò master e contattò artisti e produttori indipendenti dell’epoca, in modo da ottenere tutti i permessi necessari a ripubblicare quella musica. Il risultato del suo lavoro è oggi a nostra disposizione e, senza doversi sbattere per i mercati di tutta l’Africa, eccoci tra le mani una doppia raccolta di brani assolutamente unici, risultato di un coktail musicale a base di highlife ghaniano, afrobeat nigeriano, funky, soul e jazz americani, salsa cubana e, naturalmente, ingredienti ritmici della tradizione locale delle etnie Ashanti, Fanti, Ga ed Ewe.

Senza il lavoro di Cleret e della sua etichetta, la Soundway Records, fondata per l’occasione, la maggior parte di questa musica sarebbe probabilmente andata perduta, o comunque non avrebbe mai raggiunto le nostre orecchie. Ma persino la sua passione sarebbe stata inutile se non avesse potuto poggiare su quell’incredibile fenomeno che è il revival dell’afrobeat degli anni ’70, innescato subito dopo la morte di Fela Kuti nel 1997, esploso con la ristampa della sua intera discografia, e proseguito con il lavoro di etichette pioniere nella ricerca e nella pubblicazione degli oscuri gioielli dell’afrobeat, come la compianta casa discograficaStrut (pace all’anima loro).

Il revival dell’Afrobeat, cominciato a Londra e New York, è stato reso possibile dalla maturazione nel saper cogliere e apprezzare un’estetica sonora solo apparentemente primitiva, ma in realtà stilizzata, essenziale, che punta a restituire l’anima viva della cultura africana, come fanno le statue e le maschere che tanto colpirono la sensibilità di certi grandi artisti visivi del secolo scorso. Una maturazione per la quale dobbiamo ringraziare soprattutto le ricerche e le sperimentazioni dei DJ, dai quali hanno avuto origine generi “inascoltabili” quali la techno, l’house. il trip-hop, l’hard-core, il drum‘n bass, e tutte le sfumature della musica dance contemporanea, grazie alle quali abbiamo infine imparato ad apprezzare i modi di esprimersi e le sfumature del groove, l’intreccio ritmico che sostiene la musica.

Ecco allora che l’Afrofunk degli anni ’70, con i suoi brani che possono andare oltre la mezz’ora, con i suoi molti ritmi incrociati, con gli stacchi e le frasi ripetute all’ossesso, con quei suoni un pò distorti, gli strumenti non perfettamente accordati e le voci non proprio limpide, riesce oggi a trasmettere direttamente al cuore quel feeling bollente, scuro, sensuale e rabbioso che rappresenta l’essenza della black music.

Ma torniamo ai due Ghana Soundz. Frugando tra i nomi degli artisti sono davvero pochi quelli conosciuti. Essenzialmente parliamo degli African Brothers e degli Sweet Talks, entrambi colonne portanti dell’highlife ghaniano, ma che partecipano qui con brani di puro, straziante afrobeat. Mamma mia, sentite l’attacco di Eyi Su Ngaangaa degli Sweet Talks di Crentsil, registrato prima che raggiungessero la loro grande popolarità. Un groove assassino, un vero ciclone il cui occhio è il micidiale assolo di tromba centrale, mentre Kye Kye Pe Aware, altro groove targato Sweet Talks che esplode in Soundz 2, ha tatuato nel centro un affilatissimo solo d’organo.

E che dire di Sakatumbe, perla rara degli African Brothers di Nana Ampadu (fotografato con esilarante copricapo cornuto nella copertina del volume uno), che dire – dicevamo – di questo soul/funky alla James Brown uscito come un coniglio dal cilindro del loro proverbiale guitar-highlife.

Ma chi sono gli altri? Gli straordinari libretti a corredo raccontano moltissimo di ciascuno di loro, comprese foto; non starò quindi a spiegarveli inutilmente uno ad uno, copiando impietosamente, anche perché è bello conoscerli mentre li si ascolta. Parlerò solo di qualcuno, di chi ha lasciato in me il segno più profondo. Come K. Frimpong, artista di Kumasi che adorna la copertina del Soundz Due e che suona una sorta di Frimpong-Beat, una miscela di highlife, atmosfere latine e funky, adornate da splendidi cori e soli di fiati. Presente con due gruppi, i Cubanos Fiesta e i Vis a Vis, partecipa con due gioielli dai titoli impronunciabili.

Un’altra presenza maiuscola delle due raccolte è Ebo Taylor, campione dell’highlife, amico di Fela, talento riconosciuto dallo stesso Kwame Nkrumah, primo leggendario presidente del Ghana indipendente, che assesta il primo colpo con Heaven, un horn-driven funky con soli jazzisticamente raffinati e un sabor vagamente latino, che diventa imperiosamente e dilagantemente (dovrò stare più attento agli avverbi) latino nella splendida Atwer Abroba, uno dei pezzi più entusiasmanti e originali del Volume Two. A chiudere il capitolo Taylor, un funky del suo adorato figlioletto Ebo Junior con Wuta Wazuri.

Che dire poi di Uhuru Dance Band, orchestra nata dalle ceneri dei celebri Broadway Dance Band, presente nei due Soundz con ben tre brani in cui risalta soprattutto la sezione di ben undici fiati, composta da cinque sassofoni, tre trombe e tre tromboni. Voglio fermarmi, anche se tutti sarebbero da menzionare in un album che è, come dicono gli anglosassoni, “no-filler”, senza brani riempitivi.

Vorrei citare per ultimo ROB, un gruppo tra i più oscuri e misteriosi, e al tempo stesso capace di suonare maledettissima morchia funk senza uguali nell’intera doppia collezione, con tanto di “horn-stabs” (a volte l’inglese rende decisamente bene …), ritmo-sincopi e – persino – di ansimi baritonali da orgasmo più vero che simulato, in un brano dal titolo equivocamente torbido: Make it Fast, Make it Slow.

Mi fermo qui, ma soltanto a un patto: che facciate felici Miles Cleret, la Soundway Record e voi stessi e corriate ad ordinare, senza ulteriori indugi, tutti e due i volumi di Ghana Soundz. Anche se ancora non lo sapete, in realtà ve li meritate. Se poi doveste decidere di cominciare da uno solo dei due, allora prendete il volume uno. La musica è in entrambi di livello altissimo, ma il primo dei due album contiene il lungo e appassionato saggio di Miles Cleret sulla musica del Ghana e le sue avventure in giro tra Accra e Kumasi, di cui ne consiglio la lettura

Ghana Soundz Vol. 1

The 3rd Generation Band -. Because of Money
Oscar Sulley and the Uhuru Dance Band – Bukom Mashie
Marijata – Mother Africa
Ebo Taylor – Heaven
Gyedu Blay Ambolley & the Steneboofs – Simigwado
The Sweet Talks – Eyi Su Ngaangaa
The Ogyatanaa Show Band – Ageisheka
Honny & the Bees Band – Psykedelic Woman
K Frimpong & his Cubanos Fiestas – Hwehwe Mu Na Yi Wo Mpena
The Apagya Show Band – Kwaku Ananse
The African Brothers – Self Reliance
Rob – Make it Fast, Make it Slow
Alex Konadu – W’awu Do Ho No
The Black Star Sound – Nite Safarie

Ghana Soundz Vol. 2

Oscar Sulley and the Uhuru Dance Band – Olufeme
Joe Mensah – Africa is Home
Ebo Taylor – Atwer Abroba
The African Brothers – Sakatumbe
Ebo Taylor Jnr. & Wuta Wazuri – Mondo Soul Funky
The Sweet Talks – Kye Kye Pe Aware
The Ogyatanaa Show Band – Disco Africa
Christy Azuma & Uppers International – Naam
Bob Pinado & his Sound Casters – Me, You, One (Means I Love You)
Marijata – No Condition is Permanent
K. Frimpong & Vis a Vis – Aboagyewaa
The Uhuru Dance Band – Agbadza
Uppers Chapter 2 – Samarin Bolga
The Apagya Show Band – Tamfo Nyi Ekyir