Alessandro Orlando Graziano “Onironautica”, recensione

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Lo dico subito: a me questo disco non è piaciuto molto. Ma…c’è sempre un ma nella mia testa quando recensisco un disco, anche se non è entrato nei miei umili favori; e lo dico mosso da un istinto libero, che ancora non ha trovato il focus del nuovo creato di Alessandro Orlando Graziano.

Il disco, posto al di fuori delle linee del presente, sembra volersi raccontare mediante arrangiamenti sintetici, ricamati da curiosi rimandi al passato, qui rivissuto attraverso elettronica (Poesia e matematica) grezza e poeticità visionaria, strappata dalle Cartoline dal secolo scorso, in cui si cita indirettamente Eric Hobsbawn e gli ultimi 50 anni di musica italiana. Infatti, ascoltando questo curioso disco, vi sembrerà di ritrovarvi a chiacchierare allo stesso tavolo con Bluevertigo, Battiato, Mango e Ivan Graziani, intenti a dare movimento ai pensieri straniti di questo Onironautica

Un beat vintage che, tra echi straniti ed impostazioni intercalate attorno ad acuti anni’80, si erge onirico e lucido negli riverberi e nelle teatralizzate cerimonie narrative, che sembrano dover qualcosa al più celebrale Battiato, anche grazie ad un songwriting ricercato e disegnato su partiture che sembrano nascondere curiosi approcci melodici.

Per entrare nella (iper)realtà di Alessandro, vi basterà ascoltare, In armonia con il mondo, in cui richiami Japan dirigono i suoni sintetici verso curiosi rimandi, mostrandosi ai più come atto di conquista. Un’impronta che mostra acutezza cantautoriale al servizio di suoni terribilmente o straordinariamente (decidete voi) retrò, alimentati da tastiere che spesso, fungono da fulcro espressivo pressoché unico e fagocitante, pronte ad allinearsi ad uno straordinario enclave sonora in oboe.

Se poi con Guardami l’osservativa magia espressiva rileva movimenti perfettibili, con Giardini d’inverno ci si allinea sull’apice emotivo del disco, grazie ad un ridondante e battente ritmo, in cui un animo morganiano sembra a tratti vivere, nonostante leggiadrie prettamente pop… alt-pop…esattamente come l’arte descritta in questo nuovo disco.