Ayo – Joyfull

copertina di joyfull di ayo

Uscito il 21 luglio, il single Down on my Knees di Ayo è stato uno dei tormentoni dell’estate, trasmesso dalle radio, dai jukebox e, immancabile, da MTV. A fine settembre è uscito in Italia il suo primo album, Joyfull, uno splendido lavoro da posti alti delle classifiche radiofoniche e di vendita.

Tutto questo io non lo sapevo. Sono stato semplicemente attratto dalla bellezza struggente di Ayo ritratta nella foto di copertina, che mi ha spinto ad ascoltare il suo CD. Mentre in cuffia scorreva proprio Down on my Knees mi chiedevo chi fosse quella splendida sconosciuta. La sua voce e il suo aspetto mi ricordavano in qualche modo Lauryn Hill e Erikah Badu, due regine del nuovo soul globale.

Mi chiedevo da dove venisse. Le sue canzoni, tutte acustiche, contenevano tante anime, prima fra tutte il soul, poi quella caraibica del reggae, l’Africa di certe melodie che ricordano il Senegal che incontra Cuba, quella franco-gitana, malinconica, sostenuta dalla fisarmonica, e quella del sud degli Stati Uniti, che si avverte in certe ballate accompagnate da slide guitar, mandolino o armonica. Forse proviene dalla Louisiana, mi dicevo …

Alla fine la sua musica mi ha affascinato, ho comprato il disco e ho svelato il mistero. La giovane gazzella Ayo Ogunmakin è nata nella Germania industriale del nord ovest, da padre nigeriano di origine Yorouba e madre zingara. Cita tra le fonti delle sue ispirazioni Bob Marley e Steve Wonder, e negli ultimi anni ha vissuto tra Parigi e New York. Gli ingredienti ci sono tutti, si sentono, e il prodotto è davvero originale. Il sapore principale è rappresentato dalla sua voce: timbro da soprano, pastosa e colorata, lavora intorno a frasi brevi arricchendole con un sussurro, un grido, un pianto, un gemito.

E’ sorprendente che Ayo firmi tutti i brani, eccetto And it’s supposed to be love, di Abbey Lincoln. Mi torna in mente un’altra giovane di origine nigeriana che scalò le classifiche, Sade, anche se il talento di Ayo va oltre.

I testi sono semplici, dolci e malinconici, a dimostrare che una infanzia sofferta non genera necessariamente rabbia. Le canzoni che più mi affascinano sono Without You e How many times, che mi ricordano certe melodie senegalesi, struggenti e romantiche. Poi i due brani dal sapore reggae, Help is coming e Down on my knees, ed infine il brano di Abbey Lincoln, con gli assoli intriganti di organo, chitarra gitana e mandolino.

Lo ammetto, Ayo mi ha stregato, e una recensione gliela dovevo regalare. Qualcuno forse potrà trovare noiosa la sua musica, dolciastra la sua voce, privi di guizzi i suoi arrangiamenti, ma non io. Forse ho gusti strani, forse mi abbandono troppo alle mie fissazioni, ma raramente apprezzo i dischi che poi finiscono in classifica. La verità è che le canzoni di questa ragazzina mi fanno sognare, e la sua voce tocca il mio cuore. Aspetterò quindi con ansia il suo nuovo disco, curioso di scoprire quale direzione vorrà prendere.

Brani:

Down on my knees
Without you
Letter by letter
How many times?
And it’s supposed to be love
Watching you
Only you
Help is coming
These days
Life is real
What is love?
Neva been