Believe – Giulio Garghentini

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Dopo aver piacevolmente recensito per questa rivista il disco di Nic Polimeno, ultimo enfant prodige e blues man di talento della Tanzan Music, oggi mi ritrovo fra le mani un altro album, stavolta decisamente rock e con un interessante piglio radiofonico, proveniente dalla medesima scuderia. Si tratta del debutto di Giulio Garghentini per capire il forte “carattere” del quale, in senso prettamente artistico, è già sufficiente dare un’occhiata all’immagine di copertina.

Per chi non lo conoscesse, si tratta del front man dei Dream Company, pluripremiata Tribute Band dei Bon Jovi che limitarsi a definire come “fedele all’originale” sarebbe un eufemismo. Praticamente un clone perfetto, che non lascia nulla al caso, studiando il proprio canto (ma anche insegnandolo presso il Modern Music Institute), sin nei minimi dettagli.

È evidente che per affrancare la propria carriera da tale impostazione, ancorché altamente professionale, e per affermare la propria personalità, era necessario per lui intraprendere una nuova strada proponendosi al pubblico con materiale inedito che, possibilmente, fosse anche “farina del suo sacco” (è autore o coautore di tutti brani). L’impostazione generale di “Believe” in realtà non si distacca molto da quella dei migliori anni della succitata band americana (“New Jersey”, “Keep the faith”), così come da quella degli Aerosmith (“Get a grip” o “Pump”) di Steven Tyler, al quale Garghentini sembra aver carpito anche l’approccio “scenico”, come si evince dall’accattivante video del primo singolo apripista “I Can’t stand the rain”.
Il pezzo è una scarica di adrenalina pura e trova il suo fulcro nel refrain “ascensionale” che è come un vortice elettrico nel quale gli acuti dell’artista raggiungono vette vertiginose. Era da tempo, sinceramente, che non sentivo un pezzo di rock n’roll con dei riff così incisivi e che, pur evocando chiaramente il glorioso passato di questo intramontabile stile, riuscisse comunque a vivere di luce propria, giungendo alle orecchie come una ventata di aria fresca.

Dopo l’ascolto delle prime tracce appare subito chiaro anche l’affiatamento della band che Marco Percudani – abile produttore, chitarrista, nonché coautore della maggior parte dei brani – ha riunito intorno all’ultimo dei suoi “fuori classe”. In particolare mi sembra assai prezioso il contributo fornito dalle tastiere di Paolo “Apollo” Negri che sa ritagliarsi sempre un ruolo importante, orientando i vari pezzi nelle direzioni più diverse. È il caso del piano che accompagna per mano la splendida melodia della lenta “My Jesus” il cui testo, da credente, trovo molto bello e toccante (“I feel you in my blood, when I’m bleeding ‘cause of love, when i’m bleeding through the eyes of the one ‘cause his best friend is gone”) e che dimostra che la musica è ancora in grado di regalare brividi, quando meno te l’aspetti.

Il rock di Garghentini sa poi tingersi di un gradevole funky come in “Rockstar” – nella quale ricorda a sé stesso e a quelli che in qualche modo vogliono emergere che bisogna lottare per avere quello che si vuole – ma anche di sano e gustoso pop come in “The words that I haven’t said”. Nel finale l’immancabile power ballad “So beautiful” chiude alla grande e in maniera emozionante un album (perfetto e dilatato l’assolo di Percudani, degno del miglior Sambora, o Perry se preferite) che volentieri, ne sono certo, ascolterò per molte volte ancora. Obiettivo principale, quest’ultimo, per il quale, in fin dei conti, si dovrebbe continuare a “sfornare” nuovi dischi ma che, purtroppo, non sempre ispira artisti e produttori di oggi.

Termino con l’augurio che “Believe” possa trovare i giusti spazi e canali per farsi apprezzare dal grande pubblico, raccogliendo ciò che con la cura dei particolari e il talento dei protagonisti ha certamente già seminato.

PS: per chi volesse approfondire la conoscenza dell’artista ecco il link all’intervista che mi ha rilasciato per un’altra rivista “amica”: http://www.di-roma.com/index.php/cultura/musica/item/851-intervista-a-giulio-garghentini-che-presenta-il-suo-album-di-debutto-believe