Bioscrape “Psychologram”, recensione

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Dopo poco più di due anni, mi ritrovo al cospetto del metal alternativo dei Bioscrape, band ancora una volta editata dalla Overdub Recordings, abile nel trattenere sotto la propria egida un’opera che va a confermare i buoni sentori degli esordi. Infatti, con questo nuovo Psychologram, il quartetto inquieto dichiara, con naturale approccio sonico, la propria investitura, libera dai confini di riferimento; nessuna etichetta o categorizzazione, ma influssi e alimentatori diversificati pronti a (ri)costruire un mondo avvolto da “un filo introspettivo […] che collega questo mondo con realtà aliene”.
Parte proprio da questo attentivo influsso fantascientifico, lo sguardo cauto verso l’altrove. Il nuovo disco della band, ingemmato da arrangiamenti originali, talvolta pretenziosi e perfettibili, ma di certo in grado di restituire all’ascoltatore una finestra su approcci misterici, qui arricchiti da effetti e stilemi “alien”anti.

Un suono inquieto e misterioso che dal il via al nuovo sguardo bioMec-idustrial, intarsiato da impronte proto-thrash e verbi coniugati a spigoli Post hc, qui al servizio di una struttura sonora alimentata da sussurri e apici vocali vicini, non solo a Brian Warner, ma anche Tom Araya e Kilminister. Un insieme di sensazioni libere e liberate dalle profondità della bass line, verso andamenti ciclotimici in grado di imprigionare l’ascoltatore immerso in riffing in SAOD style (Mechanical providence), inquinato da una più spinta e genuina vocalità. Un andamento trainante i cui passaggi narrativi vitalizzano ombre nu-metal, aggregandole a misure espressive tirate e devianti.

A dare l’impronta ideale alle composizioni sembra però essere la bass line pulita e profonda che, con ritmici lati emozionali, apre l’orizzonte a impianti growl intellegibili e ad un songwriting legato alla vita oltre noi stessi (Aliena). Con il ritorno narrativo delle sonorità d’incipit, va a chiudersi il primo capitolo del pseudo concept per lasciare spazio ad una chitarra ritmica, atto anticipatorio di un oscuro mondo alieno, che riparte tra le onde hardcore di Asctro noise, mal celato nu-metal, pronto a volgere verso Echo silent ed i suoi repentini cambi stilistici, pronti ancora una volta a ricordarci i folgoranti ideali di Toxicity, anche grazie a riff armonici ed intrecci sonori, posti tra osservazione ed intuito.

A chiudere il disco, deliziosamente racchiuso in un digipack esteticamente ineccepibile, sono la pacatezza iniziale di Lega Cospiracy, pronta a virare su ramificazioni attese, e l’ottima titletrack, di certo tra le tracce più interessanti; lirica ideale per restituire una lucida iracondia, in cui si racconta di un futuro specchiato inevitabilmente nel passato remoto e nei suoi perduti ideali.

Insomma, un disco che offre un convincente passo in avanti …ma la consacrazione, seppur vicina, ha ancora qualche metro da compiere.

Tracklist:
01 – Primordial Judge
02 – Mechanical Providence
03 – Aliena
04 – Bioscrape
05 – Killer Collision
06 – Cyber Hope
07 – Astro Noise
08 – Echo Silent
09 – Vega Cospiration
10 – Psychologram