Black soul golden reunion”Black soul golden reunion”, recensione

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Raramente decido di lasciare “aperta” una mia recensione, evitando di parlare singolarmente dei brani e cercando di ricreare attorno alle mie parole le sensazioni che i medesimi hanno forgiato in me. Infatti ho pensato (sperando di non errare) che potesse essere ridondante e fuorviante (per chi legge) alimentare con parole descrittive il mondo di questo magico ed eclettico disco.
Immaginate di essere ad occhi chiusi nel vociare della città. Avete le braccia larghe per dare equilibrio al vostro corpo appoggiato su di un’unica gamba. Un gamba sottile come quella di un fenicottero che regge il vostro bilanciamento.

Continuate ad immaginare… una violenta folata di vento mette in crisi la vostra stabilità; barcollate e…

Questa è la sensazione disorientante che ho provato nell’ascoltare l’omonimo disco dei Black soul golden reunion, quintetto (fondamentalmente) soul-funk-rock in grado di raccontare dieci tracce imperlate di sensazioni interposte tra l’heavy ed il blues. Un viaggio tra i rami sonori dell’albero genealogico, vissuto attraverso un disco che appare meno immediato di ciò in realtà è.
A dare voce alle narrazioni è la delicatezza espressiva e potente di Laura Rossetti, anima comunicativa della band, brava a dare respiro alle partiture senza incanalarsi verso il rischio di egocentrismo soul. Infatti, il merito della band ravennate è proprio quello di creare partiture armonizzate al meglio, in cui i volumi e i bilanciamenti appaiono studiati e ben definiti.

Un disco, dunque, che per certi versi esula dal mondo stonerizzato a cui la Go down Records ci ha abituato…ma è una divergenza da accogliere con curiosità e attenzione.