Burn Of Black “Danger”, recensione

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Sono all’esordio discografico, si chiamano Burn of Black e propongono una mistura thrash alternative. Si presentano con partiture che, pur rimandando alle prime ondate d’oltreoceano, si mostrano pulite e vicine all’estetica di fine anni ’80.

Cinque tracce raccontate dalla voce melodica (a tratti forse anche troppo…) di Giacomo Cordioli, in grado di rimandare la mente alcune melodie sinfoniche, qui capaci di donare uno sguardo diversificato al nu thrash, ma che a tratti finisce per perdere quell’orientamento sporco che ci si potrebbe attendere dopo il suo vorace incipit.

L’album, figlio dei molti cambiamenti di line up, giunge a ridefinire il proprio ego più volte, nel tentativo di dare luce a questo Danger extended played promosso dalla Red Cat Promotion e battezzato dalla Sweet Poison Records.

Il disco porta con sé un buon lavoro di cover art che, pur non supportato da una session fotografica in linea stilistica, ci invita a scavalcare quelle arrugginite recinzioni per inoltrarci tra i meandri inquieti di un mondo oscuro, vicino all’arte visiva di Aleksandar Denic e Matthew Sullivan

La mini opera è aperta da un curioso intro che, restituendoci i tempi di …and justice for all, ci invita tra le note convincenti di Fear driven to insanity, le cui convulse sensazioni big four anticipano la linea di cantato. La musicalità dell’album (a tratti) sembra voler concede qualcosa al powerpop di stampo teutonico, per poi permettersi cambi di direzione e voci filtrate in Slave in chains, su cui si appoggia un drum set interessante e tecnico al servizio di blande strutture nu metal, che si fanno Static-x nell titletrack. Il ritmo proto-sintetico che si erge da Danger, martella il viaggio della partitura verso il fade out conclusivo, che anticipa Charon’s rebellion, atto di chiusura anthraxiano, dal ritmo corposo e incalzante, pronto ad offrirsi alle strutture finali.

Insomma…un piccolo disco che rappresenta un buon punto di partenza, ma che nasconde ancora idee inespresse pronte a svilupparsi nell’attesa del primo full lenght.