Carnesi Nicolò “Gli eroi non escono il sabato”, recensione

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Oggi mi sono chiesto se avessero ragione coloro i quali sostengono che Nicolò Carnesi possa essere il nome su cui puntare nell’anno in corso.

Ardua sentenza, che solo dopo qualche tempo sarà sciolta ed esplicata dal volere di chi osserva ed ascolta il muoversi della musica. Il debut album sembra voler inseguire proprio questa profezia (che si auto-adempie) proseguendo il discorso iniziato con la poca fantasia dell’extended played già portatore di acutezza compositiva, che si sposa alla perfezione con gli ideali musicali di questo colorato Gli eroi non escono il sabato. Piacevoli sensazioni elettroacustiche che nulla reinventano, ma si assestano attorno all’idea di raccontare in maniera intelligente, ironica e a tratti eclettica un mondo stonato, e (ri)armonizzato dalle trovate sonore dell’autore, che ispira e si ispira alle forme divergenti di pop.

Il disco, registrato al Sonoria Studio Recording di Scordia, mostra una Trinacria artistica interposta tra le sonorità chitarristiche di Francesco Pintaudi ed il basso di Settimo Serradifalco (Akkura e Don settimo). Se a questi nomi aggiungiamo Hank e Agostino Burgio, i lettori di Music on tnt capiranno di certo che a parlare è la Malintenti Records, in felice cobranding con la Disastro Records.

Pertanto se appartenente a questo mondo sonoro, aprite il digipack, superate i dubbi e tuffatevi in un disco che sarebbe piaciuto a Rino Gaetano, fonte d’ispirazione primaria di tracce slide come Levati, perfetta composizione capace di rinverdire il deja ecù. Una traccia che con la sua allegria e la sua disorientate e sottile ironia, ci presenta questo piccolo grande cantautore, capace di viaggiare su partiture differenziate e a tratti bislacche di Divento ingegnere, curiosa narrazione in clapping hands e diMoleskine, ironia che si appoggia una linea di cantato squilibrante ad una sei corde semplice e diretta, con le note in overlay che aprono alle piacevolezze armoniche di Forma Mentis, ballata cadenzata da spezie Jhonny Buckland.

Non mancano poi balzi all’indietro verso le ritmiche retrò di Ho poca fantasia, surfeggiante new wave da cui la voce caratterizzata di Carnesi si diverte per riuscire nell’intento di scrivere canzoni convincenti. La curiosa attitudine rock di Kinder cereali all’amianto finisce poi per incontrarsi con l’introspettiva Penelope, Spara!, definita da posati tasti bianchi e neri che vivono di luce propria su di un armonia che ci appare già nostra.

Il disco nasconde note accorte che probabilmente possiedono principi attivi che ne aumentano l’effetto attraverso l’abuso; infatti ascoltare il disco ci porta alla necessità di riascoltarlo, entrando in un circolo vizioso capace di deliziarci con piccole gemme compositive come Mi sono perso a Zanzibar, che nel suo incipit sembra uscita da Resta vile maschio dove vai?. La traccia, realizzata in featuring con Brunori Sas (all’anagrafe Dario Brunori), raccogli forze pop rock, sensazioni cantautoriali e inversioni di tendenza che approdano alla chiusura quasi post del brano anticipando la chiusura degna di un buon esordio. Infatti Mr Robinson offre con il suo Harperiano sound una mescolanza di electropopstoner al servizio di una gustosa filastrocca, che strizza l’occhio alla tradizione non solo rock and roll.

Insomma un disco che, se avrà la fortuna di arrivare alle giuste orecchie, ha davanti a sé un florido futuro.