Coldplay – Viva La VIda Or Death And All His Friends. recensione

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Vittime dello sperimentalismo oppure semplici devoti alla ricerca della canzone perfetta? Ogni band che ami molto il suo mestiere sa benissimo cosa siano queste domande e come porsi nei confronti di esse. La risoluzione sta nel vedere fin dove un musicista può spingersi per avere tale possibilità, poiché non è facile arrivare all’universo della perfezione. Eppure, anche quando ci si giunge, si riesce solo a dire che quel determinato gruppo l’ha raggiunta copiando, di sana pianta, un’imperfezione o una bella frase rendendola migliore; quindi il merito è d’attribuirsi altrove. In base a questa affermazione, si cercherà di vedere quali siano i motivi che portano a constatare come l’ultimo lavoro dei Coldplay ( “Viva La Vida Or Death And All His Friends” ) sia la cosa più rivoluzionaria e perfetta che la musica commerciale abbia conosciuto negli ultimi anni.

I Coldplay, dagli esordi con “Parachutes”, hanno subito un’evoluzione costante poiché hanno saputo muoversi da uno stile all’altro ricercando un sound sempre diverso. Il primo lavoro era un progetto molto semplice con frasi melodiche sempre uguali che facevano prevalere l’uso della chitarra donando un sound acustico che si rintracciava tra il filosofico ( “Don’t Panic” ) e lo stato intimo ( “Trouble” ). Si passò, in seguito, all’epoca della rivoluzione e della notorietà in cui i Coldplay, grazie all’album “A Rush Of Blood To The Head”, raggiunsero il cuore di molti fans e le vette di tutte le classifiche del mondo con brani indimenticabili quali “Clocks”, “In My Palce” e “The Scientist”. Qui si notava come, al posto della chitarra, avesse preso il ruolo di protagonista il pianoforte e la semplicità di molte crome ripetute per creare qualcosa di orecchiabile. Con l’arrivo di “X&Y”, invece, ci si mosse verso lo sperimentalismo che vedeva nuovi accordi ( “What If” ) e nuovi usi del sintetizzatore e delle tastiere (“Speed Of Sound” ), altalenando tra la pura bellezza ( “Fix You” ) e le canzoni scontate ( “The Hardest Part” ) fino a giungere alla difficoltà della “Twisted Logic“.

Con “Viva La Vida Or Death And All His Friends” ci troviamo di fronte a un nuovo percorso stilistico che vede i Coldplay impegnati in sonorità che cambiano da una canzone all’altra donando all’ascoltatore un album non proprio unito a livello di tracce e non lunghissimo ( appena 45 minuti ), ma ricco di novità e che, anche dopo l’ennesima volta che lo si ascolta, non ci si stanca mai di farlo girare nello stereo. Dai motivetti spagnoli ( conseguenze dell’interesse per la band per i paesi latini, nonché per la Spagna che, si può affermare tranquillamente, ha influenzato tutto l’album; in particolar modo Barcellona ), all’immensa grandezza sprigionata da una della title-track, i Coldplay regalano ai fans un album mai scontato e, sinceramente, completamente distaccato da qualsiasi cosa ci sia oggi.

Quindi un primo elemento per comprare questo cd e ritenerlo un pezzo importante della propria collezione e di cui, sicuramente, se ne sentirà parlare per moto tempo, è proprio la varietà di elementi che lo contraddistinguono rispetto ai lavori precedenti e a tutto ciò che c’è intorno alla musica pop/rock di questo secolo ( non a caso il produttore, infatti, è Brian Eno: storico produttore degli U2 ceh ha saputo indirizzare la band verso prospettive nuove che l’hanno portato a “mettere in cantiere” un nuovo progetto per la band inglese per il 2010).

C’è un altro elemento di novità, rispetto al passato, che balza subito all’occhio: la copertina. Nei precedenti lavori il front del cd era dominato da un solo colore per lo sfondo e una figura centrale che metteva in risalto lo stile dell’album. In questo caso abbiamo un dipinto: “La Libertà Che Guida Il Popolo” di Eugène Delacroix. Ma non è l’unica opera d’arte presente nell’album: la stessa frase “Viva La Vida” è stata “presa in prestito” dall’ultimo quadro della pittrice messicana Frida Kahlo che l’aveva impressa nella sua ultima opera per rendere ovvio lo spirito che la permeava. Chris Martin ( vocalist della band ) rimase così colpito da quella frase che decise di usarla per il nuovo cd che avrebbero creato i Coldplay. E’ chiaro che lo spirito dell’arte e la bellezza che ne deriva può essere ricercata anche nella musica per il semplice fatto che quella stessa frase della pittrice messicana è un monito per la band, la quale dona a “Viva La Vida Or Death And All His Friends” proprio un senso di gioia, ma anche di rara bellezza artistica per i testi che compongono questo capolavoro.

Arrivando a questo punto, ci ritroviamo di fronte a un dilemma: la perfezione può raggiungere livelli assoluti senza bisogno di un aiuto? Tutti quanti, impossibile negarlo, prendiamo spunto da qualcosa per creare quelli che noi stessi definiamo i nostri capolavori, quindi perché accusare di plagio delle frasi melodiche che funzionano? Nel senso se hanno funzionato per un cantante non è detto che un altro non possa creare un ulteriore livello di perfezione. Le note sono sette ed ognuno è libero di esprimere al meglio la propria forma di arte.

Ci si vuole riferire al caso di Joe Satriani contro i Coldplay per “Viva La Vida”. Il brano, come afferma il musicista statunitense, risulta essere copiato dalla sua “If I Could Fly”, ma di similare ha ben poco. Le note del ritornello nella canzone di Satriani sembrano riprodurre delle sezioni del brano dei Coldplay uguali per la tonalità ( inerente soltanto all’inizio delle loro strofe ), ma è impossibile dire che le canzoni siano identiche o che la band inglese abbia totalmente copiato la canzone di Satriani. Esiste una somiglianza a livello di motivetto iniziale, ma poi i Coldplay vanno per la loro strada e Satriani ripete.

L’accusa di plagio prevede che ci siano delle note, almeno cinque o sei, copiate da un’altra canzone, ma, in questo caso, non è del tutto esatto che si possa parlare di plagio, poichè un motivetto con chitarra non crea un’intera canzone dove gli strumenti principali sono il tamburo, la campana e i violini. “Viva La Vida”, poi, ha un testo che mostra la precarietà del potere e di come, anche quando questo scompare ne esisterà sempre un altro in sostituzione e quindi deve presupporre un uso quasi da orchestra per gli strumenti musicali e che non può essere rinchiuso nella chitarra.

Non è la prima volta che la band inglese è accusata di plagio, soltanto che con “Clocks” poteva anche essere vero (il motivetto è talmente semplice!) o con “In My Place”, ma qui si tratta solo di un modo di Satriani di appropriarsi di un brano assolutamente impeccabile e di cui, sicuramente, lui non ne è il creatore o, se lo è, soltanto di un inizio di strofa ripetuto. La perfezione, per quanto poi la si possa criticare, in questa sezione raggiunge, almeno riferendoci ai Coldplay, dei livelli assoluti che portano il confine della musica oltre sperimentazioni non del tutto plausibili.

In conclusione, poi, se dovessimo accusare di plagio le band che si “appropriano” di tale tecnica sia a livello armonico che di reato di “copia” l’elenco non finirebbe mai.

Riguardante il video di “Viva La Vida”, ne esistono due versioni: quella ufficiale in cui i cantanti sono imprigionati in un quadro di Delacroix; il secondo, invece, vede Chris Martin ( vocalist ) vestito da re con in mano il quadro di Delacroix che cammina senza meta ( un ovvio riferimento al video di “Enjoy The Silence” dei Depeche Mode ).

Con il testo di “Viva La Vida” ci si ricollega immediatamente a “Violet Hill”, un brano che non ha paura di essere legato alla politica visto che, oltre al video ufficiale girato sull’Etna, ne esiste un altro chiamato “Dancing Politicians” in cui si alternano, a brevissimi spezzoni, immagini dei politici che ballano a sezioni del videoclip dei Coldplay. La band inglese non si è mai addentrata nella canzone/polemica in maniera così ovvia e questo determina, a maggior ragione, che il disco simboleggi una presa di posizione più marcata dei Coldplay che si sono sempre prestati alle opere di bene muovendosi in favore di molte associazioni impegnate nel sociale ( ne è un esempio il brano “Lhuna” con Kylie Minogue , scartato dall’album per essere la canzone principale di un evento contro l’AIDS ).

Tornando alle canzoni di “Viva La Vida Or Death And All His Friends”, si può tranquillamente dire che ne esiste uno che è decisamente lontano dallo stile della band inglese ed è “42” dove il motivo conduttore è dato dal violino secondo lo stile del tango. A conclusione, poi, troviamo l’altra title-track “Death And All His Friends” un brano quasi sospirato con base il pianoforte che poi si apre portando avanti la frase melodica sviluppandola con dei tagli fino ad arrivare a sentire quella che è una rivelazione per i fans dei Coldplay: l’unione delle quattro voci che dimostra, finalmente, un periodo di serenità per una band dal passato molto burrascoso ( in base a molte liti tra il cantante Chris Martin e il chitarrista Johnny Buckland ).

Un altro motivo per cui il tutto sia un meraviglioso cofanetto per intenditori è anche riferito ad una frase ricorrente che la band ha voluto sottolineare come se fosse un motivo conduttore per gli ascoltatori in cui il soggetto in primis ( nel senso kantiano ) si mette in prima persona e mostra la sua attenzione nel riconoscere “Now My Feet Won’t Touch The Ground”; tale frase ci riporta, soprattutto, non solo all’ulteriore lavoro dei Coldplay sulla musica ( è il caso di “Strawberry Swing” in cui la chitarra sembra simulare il suono di una cornamusa ), ma anche ad un brano sezionato in due parti che ci conduce verso un “surplus” derivato da “Viva La Vida Or Death And All His Frinds”, ovvero “Prospekt’s March” un EP con gli scarti dell’album “genitore” o le versioni alternative di tre canzoni: “Lost” ( cantata insieme a Jay-Z che ha aperto non pochi concerti dei Coldplay ); “Lovers In Japan” ( un remix che gioca molto sulla scala maggiore con un motivetto ripetuto che evolve intorno a se stesso ) e, in riferimento all’affermazione precedente, “Life In Techinicolor II” ( il singolo di questa estate che, nell’album vero e proprio, era solo in versione strumentale e notevolmente ridotta; famosa, soprattutto, per aver lanciato la moda dei pupazzi dei Coldplay, i protagonisti del video, che stanno facendo il giro del mondo ).

“Prospekt’s March” presenta non poche somiglianze con il suo genitore in quanto ha raffigurato, in copertina, un altro quadro di Delacroix: “La Battaglia Di Poitiers”, inerente allo stesso ideale del quadro usato per l’altra copertina. Le canzoni riprendono lo sperimentalismo del primo album, nonché la famosa frase “Now My Feet Won’t Touch The Ground” che addirittura ci viene presentata come brano di chiusura in versione acustica; stavolta, però, l’intero album sembra impostarsi su altri livelli non propriamente definiti che ci ricollegano ai Coldplay di qualche tempo fa ( “Glass Of Water” ).

“Viva La Vida Or Death And All His Friends” è un vero e proprio capolavoro della musica per molti motivi: non solo per l’alto livello sperimentale o per la diversità dei brani, ma perché è la dimostrazione che anche nella musica commerciale possono essere fatte grandi cose.

Dobbiamo ritenerci fortunati di essere nati nel periodo dei Coldplay.