Da statana all’Iperuranio, 35 anni di Black Metal.

Copertina del libro

Un altro libro sul Black metal?

Questa è stata la domanda che molti amici, colleghi e (persino) blackster mi hanno rivolto. Io da sempre istintivo e iracondo ho sentito i miei pensieri rispondere alla domanda con una domanda: “Ma secondo voi perché continuano a scrivere e pubblicare saggi storici sulla seconda guerra mondiale, sul calcio oppure sulla cucina?”. Questo è ciò che ho pensato, ma non ciò che ho detto, perché il tempo dell’irruenza e della polemica è finito sulla soglia dei quaranta. Così, impugnando il Black metal compendium. Volume 1 (la cui recensione sarà pubblicata a giorni) e Da Satana all’iperuranio, ho sentito il bisogno di minimizzare la vacua domanda d’incipit, esponendo la semplice e naturale verità: “Un altro libro sul Black Metal? Certo! Perché il Black Metal con le sue infinite influenze, i suoi ardori politico-sociali, le sue strutture musicali, la sua estetica e la sua impronta filosofica, rappresenta di certo un mare infinito (e ovviamente nero) in cui perdersi per osservare diversificati punti di partenza; una realtà priva di confini, che mutano come fossero le orrorifiche stanze pensate da Vincenzo Natali.

Un cambiamento inevitabile che si pone come radice fondante del suo discorrere di ondate rivoluzionarie, che ritrovano in sé rinnovamento e visionarietà, differente a seconda del luogo d’osservazione. Proprio come l’arte interpretativa di De Felice può apparire lontana da quella di Habsbawm, così Antonio Lo Giudice e Crac Edizioni mostrano con questa nuova opera edita dall’editore anconetano un nuovo, e per certi versi innovativo, sguardo sui “primi” 35 anni di musica Black Metal.

Il libro, pur nascosto da una cover art non troppo riuscita, cerca un imperdibile excursus storico disposto (in maniera cronologica) ad andare ben oltre alle attese, mostrando il coraggio di osare al di là dei classici clichè. Infatti, forse per la prima volta il lettore si ritroverà destabilizzato dal ritrovare in sommario schede tecniche che, seppur legate indirettamente al mondo BM, poco hanno a che fare con tematiche, estetica e stilemi neri, ma che indubbiamente risultano legate da una vitale ed essenziale linea annodata ad insospettabili band.

Proprio l’originalità dell’approccio storiografico riesce ad uscire dall’usuale, mostrando non solo i mostri sacri legati alla prima e seconda ondata, ma anche palesando un insospettabile periodo protoBM, da cui tutto sembra essere partito. “Un’evoluzione lenta e ramificata”, che ci traina dal più classico Welcome to hell, sino all’oceanico elaborato dei Darkspace, attraversando le fiamme di Fantoft, l’Hellvate e i più infernali segni gorgorotici.

Il lungo viaggio offre, dunque, una panoramica dettagliata in cui scoprire e riscoprire autori classici come Darkthrone, Burzum e Mayhem mostrando, nel particolare, quanto ci possa essere oltre la malefica triangolazione. Così, tra line-up, tracklist e richiami iconici l’autore riesce nell’intento di analizzare il mondo nero attraverso toni e modi a tratti dissacranti ed ironici, mostrando la stanza oscura con occhi nuovi.

A dare termine alle circa 220 pagine bordate di pece sono, infine, alcune curiose e sintetiche testimonianze, perfette nell’inquadrare la concettualità radicale di un mondo lontano dal normale. Una chiosa discorsiva in cui Cadaveria, AC Wild e Agghiastru mostrano il sentiero di un libro che, volente o nolente, aggiunge essenziale materiale ad un mondo in eterna evoluzione espressiva.