Daara J – Boomerang

copertina di Boomerang dei Daara J

Ho acquistato Boomerang in rete, dopo averne ascoltato un brano trasmesso da una coraggiosa radio romana. In seguito ho scoperto che Daara J sono i vincitori del “BBC Radio 3 Award for best African Act”, e che il loro disco, distribuito in Francia dalla BMG, ha avuto un notevole successo. Ma in Italia difficilmente lo troverete. Perché?

L’Hip Hop di matrice senegalese, con artisti come MC Solar, il quale vive da tempo in Francia, ma soprattutto con Pee Froiss, e i Positive Black Soul, è probabilmente il più maturo e raffinato dell’intero panorama Hip Hop africano. Daara J, che in lingua wolof vuol dire “Scuola di vita”, costituiscono probabilmente oggi l’apice di una realtà che si è sviluppata negli anni e la cui maturità si avverte soprattutto in alcuni tratti di originalità che li distinguono dal sound tipicamente newyorkese. La rabbia, la protesta e persino la poesia lasciano le immagini dei ghetti metropolitani americani e si tingono dei colori dell’Africa, in un percorso da cui nasce qualcosa di nuovo che è anche un tornare indietro, alle origini: proprio come un boomerang.

Accanto al rap, nei tredici brani di questo disco troverete tante cose: gli echi del reggae (Exodus, Babylon), della salsa (Esperanza), del rai (Bopp sa Bopp) e della canzone francese (Si la Vie n’est pas belle), la magia e il ritmo di almeno quattro lingue (francese, inglese, spagnolo e wolof), le voci di Rokia Traoré (Le Cycle), di China (Hip Hop Civilization), di Disiz La Peste (Paris Dakar) e dei Sergent Garcia (Esperanza), il tutto su un tappeto sapiente e particolarmente ben costruito di ritmi e suoni elettronici e strumenti tradizionali.

Anche i testi delle canzoni dei Daara J si allontanano nello spirito dai classici toni “irriverenti” che nascono dalla rabbia impotente e dalla voglia di riscossa dei reietti della Babilonia americana, e rappresentano invece, accanto ad una forte consapevolezza sociale, la tensione positiva della gioventù africana che intende costruirsi un futuro migliore del presente. “To the end of our pains we will always build. My generation want to come up for air”.

Che dire? Decisamente non soltanto hip hop, ma un disco dai tanti sapori differenti e mai sentiti insieme prima, piacevole da ascoltare (anche per la qualità della registrazione), da ballare, da scoprire nei suoni e nelle parole. Perché allora non possiamo ascoltarlo nelle radio o comperarlo nei negozi italiani? Che i distributori e i negozianti si assumano le loro responsabilità; io, come amante della buona musica, sono determinato ad assumermi le mie.