DAngerEgo “Autopsy”, recensione

dangerego.jpg

Non ho molti dubbi nel considerare questo disco come annoverabile tra i migliori prodotti licenziati dalla Atomic Stuff Records. Nessuna ombra e nessuna incertezza. Con questa riedizione di Autopsy i Dangerego si (ri)presentano non solo al loro pubblico, ma anche a tutti coloro che, a causa di fisiologiche motivazioni, non erano riusciti ad arrivare a questo armonioso debut.

Il giovane quintetto, attivo dal 2005, arriva dall’underground gigliato, rafforzato da diversificate esperienze artistiche, che sembrano convogliare nelle inedite partiture di questo interessante full lenght, contenitore grezzo di hard rock, stoner e grunge

L’album, che di certo meriterebbe una cassa di risonanza migliore rispetto a quella che il triste mercato mainstream regala, racconta di similitudini sonore, potenza esecutiva ed idee chiare che, pur con piccole e veniali sbavature, offrono all’acquirente una via sonica intensa e coinvolgente, di certo, per merito di solide impalcature musicali, ma anche (e soprattutto) grazie ad una linea vocale davvero trascinante.
La dimostrazione della qualità esecutiva è rappresentata dalla traccia introduttiva (Biting Cold), in cui alcuni passi oscuri liberano dal proprio lucchetto la porta della percettività, dipingendo la trama di tonalità chiaramente stonerizzanti. L’immediato groove, striato da attacchi elettronici ed impercettibili disturbi industrial, definisce i contorni di una trattazione accorta, in grado di anticipare con i suoi riverberi, gli echi d’apertura di Hell’s Rage, i cui rimandi citazionistici ad L.A. Woman, sembrano voler virare verso un inspessimento dell’anima punk rock.

Se poi con Runaway ci si ritrova in un mondo Sabbathiano e per certi versi legato alla Label Society, è con Light or Darkness che emerge in maniera più chiara un rimando a Zakk Wilde, grazie alla narrativa sensazione di attesa che rifugge, senza soluzione di continuità, verso un bridge consistente, atto anticipatorio di sensibili cambi direzionali, funzionali al continuum narrativo. Non mancano poi sensazioni grunge come accade in You belong to me, non troppo distaccata dal suono Soundgarden, e in Prison’s Escape, la cui vitalità Seattleina si incontra a riff Guns ben calibrati.

A completare il disco sono le nebbie occluse di This madlove, da cui emergono le quattro corde di Carlo Zucchelli, e l’ottimo rock’n’roll della ghost track che, con i suoi veli trasparenti di funky assesta l’ago magnetico verso sensazioni post grunge e reminiscenze classic rock, riuscendo a mostrare una volta di più le reali potenzialità di una band che ha il dovere di andare oltre.

Tracklist

1. Biting Cold
2. Hell’s Rage
3. This Madlove
4. Runaway
5. Hallucination From “The Space”
6. Light Or Darkness
7. Wings Of Freedom
8. Ultimate Judgement
9. You Belong To Me
10. Prison’s Escape