Elio e le storie tese – Eat the Phikis.

Elio e le storie tese - Eat the phikis cd cover.

Per la serie “argomenti da salotto alternativo”: è questo il capolavoro di Elio e le storie tese? Gli ingredienti per un furente dibattito socio-cultural-musico-ludico ci sono: come al solito, infatti, anche questo CD del gruppo necessita di approfondite sessioni di ascolto e commenti per essere compreso, e comincia a stupire quando si smette di ridere.

Ecco i titoli del lavoro:

1. Vincitori o campioni?
2. La terra dei cachi
3. Burattino senza fichi
4. T.V.U.M.D.B.
5. Lo stato A, lo stato B
6. El pube
7. Omosessualità
8. Mio cugggino
9. First me, second me
10. Milza
11. Li immortacci
12. Tapparella
13. Neanche un minuto di non caco

La copertina del CDE dire che è il CD della Terra dei cachi, quella di Sanremo, che per questo motivo aveva fatto preoccupare qualche eliofilo sul destino della band: nessun pericolo. In primo luogo perché proprio questo brano parla dell’Italia più e meglio di trenta telegiornali, e poi perché basta ascoltare il resto per ricredersi. Continua la passione per le favole (Burattino senza fichi e El pube, splendidamente aperta da Elio al flauto e dallo sfortunato Naco alle percussioni), ma stavolta prevale il sociale.

Ecco allora brani-documento del calibro di T.V.U.M.D.B., dichiarato omaggio agli Earth, wind & fire (ma chi altro saprebbe omaggiarli a questo livello?) con Giorgia che mostra quanto potrebbe valere se solo le facessero cantare qualcosa di diverso dai messaggi SMS fra quattordicenni; ecco Omosessualità, che è serissimo anche se fa ridere lo stesso e rivendica dignità senza proclami; ecco i ricordi adolescenziali (assolutamente esilaranti) di Mio cugggino e, soprattutto, di Tapparella, patchwork dei trent’anni di rock che lo hanno preceduto e sofferta riflessione sulle feste delle medie.

Certamente il bello verrà ascoltando il CD, ma si può ancora aggiungere qualcosa: ad esempio James Taylor interprete in inglese maccheronico (“…not see the my love for yourself? For force, not is visible…”) in First me, second me, o il mistero de Li immortacci, i cantanti che si fingono morti per lucrare sul loro mito; sui veri nomi nascosti dietro gli pseudonimi usati nel brano si accesero discussioni coltissime su Internet.
Ogni riferimento a gruppi, canzoni, TV, arti varie e quant’altro è voluto ed è un marchio di fabbrica del gruppo; con la stessa coerenza il livello tecnico dei testi, delle musiche e di chi suona è inarrivabile per la stragrande maggioranza del pop-rock attuale. Gli estimatori si raccontano le citazioni e le mille particolarità più o meno nascoste contenute in questo e negli altri lavori del simpatico complessino allo stesso modo in cui i sommelier parlano fra loro di retrogusto; sono scoperte che vengono fuori in un secondo momento, quando ti sembra di aver già capito abbastanza.

Gli ospiti? Illustri e con interventi di rilievo, dai già citati Giorgia e James Taylor a Enrico Ruggeri ed Edoardo Vianello, che si autocitano, al grande Vinnie Colaiuta (attualmente impegnato con Sting) alla batteria in qualche brano; ai Tenores di Neoneli. Una varietà di provenienze e stili che certifica, se ce ne fosse stato bisogno, la capacità degli “Elii” di attraversare le più trafficate correnti musicali utilizzando il cavalcavia della loro bravura, dall’alto del quale possono osservare tutto senza restare nell’ingorgo di chissà quale ultima tendenza.