Fabrizio Testa/ Shane De Leon, recensione

testaleon.jpg

Ecco a voi un disco che ha un grande difetto… non smetteresti mai di ascoltarlo.

Un cane che abbaia, un’inattesa sonorità fortemente influenzata da un accorto ed alternativo impatto cantautorale, sentori d’oltreoceano e sonorità lineari e spedire.

Inizia così il nuovo singolo di Fabrizio Testa, artista mai domo e costantemente alle prese con un movimento eraclideo. Un continuato divenire, la cui dimostrazione si palesa come un semplice corollario tra le note di Untitled#1, in cui le inquiete note del theremin di Michael Le Faou giungono a disegnare emotivamente le strutture raccontate dalla chitarra acustica, tappeto sonoro alla splendida linea vocale di Shane de Leon, straordinaria voce dei Miss Massive Snowflake. Una malinconica traccia che potrebbe incontrare i gusti narrativi di Kurt Sutter, grazie alla sua visività emotiva e grazie ai suoi cromatismi filmici ed osservativi dal impatto immediato.

Il piccolo sentiero raccontato da questa nuova release, prosegue nel ipnotiche note monocorde di Untitled#2, prosecuzione naturale dell’incipit, in cui il clarinetto alto e i soffusi rumorismi si offrono come elementi essenziali al corredo di una linea solo apparentemente retta, ma senza dubbio avvolgente e conduttiva. Le espressioni vocali di De Leon restituiscono poi una compiutezza eccelsa, che si sposa alla perfezione al suono cupo e flemmatico immortalato da Fabrizio testa. Il brano, pur perdendo il proprio focus nei pochi istanti di riverbero, rappresenta una piccola perla contemporanea.

A chiedere il disco è Untitled #3, in cui sensazioni Anthony and Johnsons abbracciano in un ben calibrato sguardo sonoro, l’ oscurità profonda del proprio alter ego, pronto a valicare i confini Sparklehorse ed un genuino minimalismo autoriale, protagonista di un disco… che voglio chiamare disco… da ascoltare ad occhi serrati nel silenzio contemplativo.