Figli di madre ignota

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Vi dico la verità…quando vedo un cd in digipack, mi viene da pensare che chi ben comincia è a metà dell’opera; considero, forse banalmente, che l’utilizzo di questo particolare formato nasconda, oltre che, una scelta stilistica molto accattivante, anche una sicurezza nei propri mezzi e non un semplice voler investire sulla propria musica. Tra coloro che ultimamente hanno adottato questo foggiato, troviamo i Figli di madre ignota, che dietro la Sapharydeluxe, propone un mix di swing, polka, rumba, mambo e rocksteady.

L’ultimafatica discografica “Tamboo tamboo”, diverte, sorprende, fa pensare e fa ballare, strizzando l’occhio al lato eclettico della musica, metaforicamente rappresentata in quarta di copertina da un font post-punk con cui ironicamente vengono scritti i titoli delle canzoni, come a voler anticipare l’assenza di razionale linearità del suono proposto dalla leopardata band.

L’ensamble musicale, piuttosto numeroso, ha in seno un talento vocale (Zorro) capace di rivitalizzare ogni cosa, graziealla sua teatralità, che tanto porta alla mente il bravo Vinicio Capossela. Un esempio chiaro di questo istrionismo, è l’armoniosa “La cannibal family”, introdotta dal prologo eseguito dalla banda filarmonica di Abbiategrasso. Il brano in questione apre la porta ad un testo e ad una musicalità basata su un ironia da Teatrino dei Gufi, che risulta essere accattivante sin dal primo ascolto.

Tra i brani migliori emergono senza dubbio la Polka-surfdi “Polka della polizia”, track praticamente impossibile da ascoltare senza farsi trasportare dal ritmo incalzante, e “Amarena” che, con il suo carribbeansound, ricorda il balzano Tonino Carotone. In quest’ultimo brano, la tromba melanconica, si alterna al suono delle chitarre surf di Pampa e Yanez e al ridondante ritmo della batteria di Faccia di Gomma.

Il viaggio attorno alle musicalità del mondo, continua grazie al bellissimo brano strumentale “Caffè turco”, ascoltando il quale ci ritroviamo in un mondo retrò che tanto piacerebbe a Goran Bregovic, per la sua vena zingara che emerge dall’ascolto delle partiture.

Immediatamente dal primo ascolto ci si rende conto che i Figli di Madre ignota non sono una band come le altre, siamo di fronte al Montypytiano “e ora qualcosa di completamente differente”, un prodotto che meriterebbe una maggiore risonanza, per poter entrare nell’odioso mainstrem, semplicemente perché i Figli di Madre ignota offrono una preparazione musicale notevole e molto originale rispetto alla banalità che spesso ci assale, proponendo suoni e trovate tanto bislacche quanto estranei alla tradizione.