“Fino a Quando” Linus

Premessa soggettiva.

Ricordo perfettamente quando Rock FM chiuse i battenti.

So dov’ero e quali emozioni stavo provando. Infatti, oggi mi appare facile ricordare le lacrime versate per quelle voci che stavano per darmi un vero ed inatteso addio. Quando Rockin’ in a free world lasciò il posto al silenzio, mi sentii come un orfano alla ricerca di una nuova famiglia.

In maniera liminare e distratta conoscevo già da molti anni la trasmissione Deejay Chiama Italia, alla quale ho sempre riconosciuto un ottimo parlato, ma una programmazione musicale piuttosto lontana dai miei gusti Brutal Metal. Provai ugualmente ad avvicinarmi al loro mondo, consapevole che Slipknot e Slayer li avrei dovuti vivere solo dal vinile. Da allora non ho mai mollato la presa: diretta, podcast, repliche… ho sempre trovato un modo per ascoltare (quasi quotidianamente) Linus e Nicola e oggi, dopo molti anni di ascolto, mi sembra di conoscere personalmente  Matteo Curti, Alex Farolfi, Sara Foresti, Alessandra Patitucci  e persino il portinaio di

…(forse) l’unico che sento ancora distante è solo Aldo Rock*.

 

Recensione

Oggi è un giorno speciale.

È venerdì, ed è Natale.

Ma soprattutto è il mio ultimo giorno alla radio“.

 

Linus ( Linuccio per gli amici di infanzia, Pasquale di Molfetta per l’anagrafe, Vecchio Leone per Elio e le Storie Tese) ha deciso di accendere per l’ultima volta quel microfono col quale ci ha accompagnato per decenni. Quella risposta al ridondante “fino a quando ?”, sta per arrivare. La ricercata routine  del direttore artistico di Radio Deejay è, infatti, in procinto di attorcigliare l’atteso in una silenziosa mattinata milanese, addolcita dal lieve candore della neve… una neve che, tanto per citare Luciano Ligabue, sembra volersene fregare dell’ultima diretta.

Il co-conduttore di Deejay Chiama Italia torna sotto l’egida di Mondadori per un nuovo libro, per certi versi, malinconico e introspettivo. Un’opera semplice, diretta ed emozionale, in grado di mescolare presente, passato e futuro ipotetico in un realismo magico e patinato, che trova credibilità proprio in questa curiosa sincrasi tra verismo e flash forward, qui posti in un oggi congetturato. Un flusso di coscienza, semplice e diretto, in grado di raccontare Linus attraverso le sue cicatrici, le sue origini e le sue passioni,  attraverso un sentiero ragionato ricco di episodi in cui perdersi.

 

Nota a piè pagina soggettiva.

*Su Aldo Rock ho mentito, l’ho scritto solo per cavalcare il tormentone del venerdì… perché adoro quando Curti tira fuori la tromba da stadio.