Gang “Le radici e le ali live venti di live”, recensione

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Sono passati venti lunghi anni dalla pubblicazione de Le radici e le ali, quarto full lenght della discografia, ma primo grande successo dei Gang, storica band marchigiana che da anni viaggia sulle vie del folk rock. Venti anni corollati da centinaia di live, decine di dischi e moltissime partecipazioni al microcosmo del rock genuino ed indipendente.

Dopo venti primavere, dunque, quale miglior festeggiamento poteva essere concretizzato se non un ritorno a quelle radici che i fratelli Severini hanno lasciato e mai abbandonato. Un mondo che li ha visti crescere, vivere, partire e ritornare in quei luoghi che oggi celebrano un evento ancora una volta animato dalla libertà di poter volare. Il luogo porta il nome di Filottrano, paese natale dell’anima pensante dei Gang che, assieme all’ormai fedele Latlantide Records, regala ai propri fan la testimonianza di una magica serata (16 settembre 2011), in cui la band, ricca di ospiti, immortala il live celebrativo, dietro il quale si nascondono i Filottrano City Rockers e L’associazione Kowalsky.

L’album celebrativo si veste di elegante digipack doppio, in cui la vera protagonista sembra essere la presa filmica di quegli indelebili e sentito ricordi nati dalle emozioni che la gente presente è stata capace di dare.
Il montaggio video, curato da Mezcla, racconta infatti con il suo veloce montaggio un estratto significativo (58 minuti circa) di Piazza Mazzini.

Ad introdurci sotto le stelle marchigiane sono una curiosa alternanza tra piani americani e campi lunghi che, almeno inizialmente, hanno la necessità di contestualizzare una band in forma smagliante, all’interno di una location più che mai adeguata. Le canzoni, avvicendate senza soluzione di continuità ad interventi documentaristici di Marino, evidenziano a tratti una nuova visione musicale del proprio passato, attraverso rivisitazioni di arrangiamenti ed un ulteriore rafforzamento del rapporto tra palco e sottopalco. Sono proprio i primi piani, apparentemente casuali, a raccontarci di un pubblico adorante, quasi intimidito nel celebrare questi lunghi anni con la band.

Il palco affollato di amici riesce a scatenare il pubblico con la sempre verde Kowalsky, il cui outro tiratissimo ci trascina dentro al combat folk rock, con l’obiettivo di partecipare ad un unico sogno, vissuto in un tempo immobile. Il disco, come il DVD, ci offre ancora una volta l’opportunità di accompagnare il viaggiatore Severini nei suoi racconti; veri e propri punteruoli funzionali all’opposizione nei confronti della retorica odierna, con i suoi ritratti veristi e le sue storie di vita vissuta all’interno di quel piccolo universo, che vive da sempre attorno alla band.
Il live decolla poi definitivamente con il punk rock controllato di Bandito Trovarelli ed il marcato accento zapatista de Comandante, fiume di note che ci porta all’immancabile magica chiusura raccontata da Fight the law, ennesimo esplicito omaggio a Strummer.

Storie cantate , storie narrate e storie vissute sempre con lo spirito critico, storico e politico, tra accorti testi, abili ad aprire una finestra sulla nostra coscienza, ed immagini consapevoli e nostalgiche dei valori passati.