Gianni Rojatti e Giacomo Catellano “Racer cafè”, recensione

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Non amo la tecnica del Shredding.
Questo disco è un opera HM Shredding.

…ora, per chiudere il sillogismo aristotelico, dovrei terminare con un appropriato diniego verso questo Racer Cafè . Un inevitabile concatenamento logico filosofico…ed invece non sarà così!
Ho dovuto ricredermi, proprio perché questo curioso extended played, animato dagli spiriti portanti di Gianni Rojatti e Giacomo Catellano, arriva a raccontare storie di note che esulano dall’egocentrismo tipico del genere. Il disco non vuole (com)piacersi, ma sembra voler trovare un bilanciato crocevia espressivo, grazie ai virtuosismi funzionali, trascurando così la vanitosa ed antropocentrica vitalità del mondo a sei corde.

Quattro tracce che paiono in grado di raccogliere classicismi e sguardi contemporanei, tra solismi e metodologie espressive corali ed avvolgenti. Un ‘opera la cui idea cardine viene immediatamente enunciata dall’introduttiva Cafè Indiano , traccia dai virtuosismi chitarristici pronti ad ergersi verso un inizio millennio velato di rock e nu-metal. A questi fulcri espressivi si aggiungono spezie heavy e accenni prog, mescolati all’interno di una malta sonica stabile e dedita a sguardi power e post grunge.

Le arti espressive di Erik Tulissio ( batteria) e Dado Neri (basso), arrivano ad estrarre l’oro dalle sei corde, mediante abili attrezzi armonici, che trovano il meglio di sé attraverso gli inattesi cambi direzionali( Artifact), tra climax ed anticlimax espressivi, pronti a calmierarsi attraverso partiture ben sviluppate.

L’assenza di vocalità appare, a mio modesto avviso, l’arma vincente del quartetto, in quanto riesce a focalizzare lo sguardo sui passaggi musicali, che raggiungono l’optimum in Sagatava, magnifico approccio acrobatico , posto verso un crossover di genere, in grado di avvicendare diversificati appressamenti sonori. L’impatto roboante cede allo speed, mostrando al contempo un blando lato easy, tra armonie fuori riga e movimenti in levare, che trovano spazio tra i guitar solo di Giacomo Catellano, abile ad intarsiare il pentagramma con movimenti sonori innovativi.

A chiudere l’EP è infine The core, brano che sembra voler concedere qualcosa di troppo all’ascolto facile, determinando un piccolo passo all’indietro…ma poco importa, perché questo Racer Cafè rappresenta una piccola opera in grado di conquistare sin dal primo ascolto.