Giovanni Truppi “Giovanni Truppi”, recensione

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Un po’ Tricarico, un po’ Rino Gaetano… ma il suo nome è Giovanni Truppi.

Tra le onde del mare digitale, sotto il gonfalone Aretino, esiste da alcuni anni la Woodworm label, servizio poliedrico dedicato al mondo emergente. L’etichetta, attiva anche come press office and booking, ci inizia al nuovo percorso artistico di Giovanni Truppi.

Il disco, promosso da Lunatik e distribuito da Audioglobe e The Ochard, si presenta come un’opera folle, basata su di un intreccio nebbioso di amore e sesso, politica e Dio, donne e uomini. Una mescolanza greve e diretta, la cui confusività destabilizzante si mostra nella babele pittorica della sua cover art, un semplice dipinto provocatorio, ricco di dettagli i cui molteplici livelli interpretativi, metaforizzano le dieci tracce di questo viaggio, posto ai confini di un alternative piuttosto avvincente. Un alt-rock inquinato da sensazioni rock and roll e cantautorato, al servizio di un’arte interpretativa che non disdegna l’ironia né tanto meno l‘intimismo emotivo, pronto a cibarsi di una rara forza letteraria.

Le nove tracce si propongono su di un diversificato piano descrittivo, slegato dal recente passato, arricchito di arrangiamenti curati e (forse) più convincenti, come dimostrano le impreziosite strutture in overlay in grado di donare maggior profondità al suono. Una sonorità che attraversa generi diversificati, abili nel mostrare una (sur)reale quotidianità raccontata con note jazz, pop e rock, vertici di un triangolo sonoro composto e scarnificato dall’universo interpretativo del suo autore.

Si parte con Stai andando bene Giovanni intelligente traccia, ironica ed originale, basata su struttura semplice, ma non certo banale, anche grazie ad un accogliente fil rouge in grado di portarci tra le pieghe dei sentori Zen Circus e Francesco Maria Tricarico, rivisitati attraverso un chorus bughiano, qui rafforzato da un curioso spoken word narrativo. Gli straordinari secondi conclusivi aprono ad un riuscito isterismo espressivo, evidenziato da un approccio sonoro osservativo che diviene giocoso con Superman .La canzone, allegra e dissacrante sembra volersi porre tra surrealismo espressivo ed allegorie, raccontate da una struttura lineare con un semplice, ma trainante andamento al drum set, atto preparartorio di un atteso climax narrativo, che trova nelle diluizioni vocali il proprio apice espressivo.

Se poi con Hai messo in cinta una scema torna l’espressività fuori linea di Christian Bugatti, con Conversazione con Marco sui destini dell’umanità si formalizza un reale divertissement, mediante una libera conversazione proto filosofica sui destini dell’umanità. Teatrale e coraggiosa la (non) canzone ci appare come un una sorta di flusso di coscienza, attraverso le poche note di una chitarra classica pronta a definire una sorta di edulcorazione dei passaggi logici.

A chiudere il sentiero musicale sono infine il piacevole e tirato sguardo asimoviano di Alieno! e al scomposta aurea di Il pilota è vivo , il cui ritmo battente porta alla mente Rino Gaetano, fonte d’ispirazione chiara e persistente.

1) Stai andando bene Giovanni
2) Superman
3) Lettera a Papa Francesco I
4) Pirati
5) Alieno!
6) Conversazione con marco sui destini dell’umanità
7) Il pilota è vivo
8) Hai messo in cinta una scema
9) Tutto l’universo
10) Eva