Ja.La Media Activities

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Nel mare nostrum dell’editoria musicale, da ormai sette anni, esperti del settore e utenti finali possono trovare una piccola e felice realtà chiamata Ja.La. Media Activities. Nata dalla fervida immaginazione di Carlo”Jarno” Garrè e Laura Beschi, la giovane azienda ha dimostrato, sin dal suo principio, di possedere i contorni poliedrici di ufficio stampa, promozione e marketing. Proprio negli ultimi anni il combo milanese, complice la collaborazione con la vitale Erased Tapes Records e One little Indian ( tra le altre), ha raggiunto il proprio target di riferimento, riuscendo a migliorare il già ottimo lavoro di promozione (Bjork, Visions of Trees, Port-roya…).

Proprio dalle trame organizzative della Ja.La. Media partiamo per un anomalo ed inusuale viaggio nel mondo dei Single. Un indirizzato sentiero tra le note solitarie di prodotti nuovi e potenzialmente interessanti, che trovano come trait d’union le fitte maglie promozionali.

Il nostro breve percorso ha inizio con i Brother & Bones e la loro To Be alive, scelta qualche settimana addietro da Virgin Radio come brano a cui dare credito assoluto.

Il quintetto, realtà emergente del mondo sotterraneo, giunge a provocare sorpresa sin dal primo ascolto. Ritmo avvolgente e timbro graffiato, mezzo essenziale al servizio di un itinerario raccontato da un meraviglioso e profondo suono della bass line. La traccia sembra volersi ergere sulle pendici di un chorus riuscito che, pur modellandosi su l’easy listening, riesce ad impreziosire un delizioso approccio indie pop, innestato tra inserti chitarristici e ricami vocali di appoggio. Un brano avvolgente ed impeccabile, pronto a riproporsi in una versione director’s cut da quattro abbondanti minuti che, a dire il vero, poco aggiunge alla riuscita radio edit.

Proseguiamo il sentiero attraversando le vie di Milano, in cui la voce di Angelica Schiatti e l’arte di Stefano Verderi danno origine ai Santa Margaret. Monicker che sembra voler richiamare l’antico e misterioso luogo, in cui le mescolanze appaiono metafora di un punto di incontro assoluto, pronto a (ri)costruirsi attraverso lo spettro scenico di Riderò, nuovo singolo del ensemble lombardo.

Le corde, partendo lineari da un rock’n’blues, arrivano nel tratto breve a citazioni Black Keys, per le quali appare impossibile rimanere fermi….proprio come accade nel video clip di Lonely Boy.Le linee distorte paiono pronte ad abbracciare il ritmo cavalcante, che (colpevole) lascia troppo spazio ai vocalizzi di Angelica, a tratti troppo pulita e ordinata, anche se gradevole. Il brano appare comunque convincente tra le trame del’inciso, in cui si vitalizza un impatto che, nonostante alcune ombre, restituisce un gradito amabile episodio musicale.

Dal groove dei Santa Margaret passiamo tra le note di This Days dei Matinèe, band dell’East London di cui molti di voi si innamoreranno. Sapori Indie Rock intercalati su armonie e facilità d’ascolto, da cui fuoriesce, come nettare, una chitarra acustica pronta a correre veloce. Una sei corde intarsiata da uno spirito electronic, alquanto giocoso ed avvolgente. Una sorta di pop rock diretto, semplice e danzante.

La voglia di alzarsi e ballare appare come sintomatico estratto di un brano (con)vincente, naturale reazione all’ascolto attentivo (o meno) del single. Una mistura di riusciti back voice, piacevolmente funzionali, che arrivano a rafforzare la struttura lineare della traccia, mediata tra curiosi divertimenti sonori e cambi direzionali, atti preparatori a mutamenti di ritmo totalmente aperti e solari.

Chiudiamo la gita tra i single con God Damn, folle e disgregante duo Drum & Guitar. Riff furiosi e percussivi, definiti dalla band come musica rock per degenerati. Un incrocio impazzito tra l’approccio iniziatico del grunge più viscerale e rimandi garage. Un impatto sonoro imponente, grezzo e dolcemente confusivo, il cui ritmo serrato appare tagliato da dalla voce post punk di Thom Edward, spesso posizionato sul medesimo piano della linea sonora, come a voler complementare l’oscura impronta compositiva, qui innestata tra ridondanze e headbanging. L’anima tecno-industrial-punk arriva a maturare e trascinare l’ascoltatore in un vortice ridondante, pronto a prendere fiato (ma solo per pochi attimi) con l’incipit di It’s a Pity, in cui l’opera di teatralizzazione espressiva anticipa il ritorno dell’urlante intensità di Edward, i cui graffi si appoggiano ad un pattern minimale, deliziosamente ricreato su distorsioni a tratti mansoniani.