John Wesley Coleman III – The Last Donkey Show, recensione

donk.jpg

Prendete i Beach Boys, rivisitateli in chiave trash, spostateli nel terzo millennio, sovrapponetevi una cultura cantautoriale e uniteci un po’ di cinismo da east coast.
Ecco, questo rende abbastanza l’idea di che cosa sia The Last Donkey Show.
Un album dalle sonorità semplici, ma con alcuni passaggi, ogni tanto, a ricordare che la semplicità è voluta ed è un artifizio per far risaltare i testi e le storie che raccontano.
Insomma, un album ricercato, a suo modo, che lascia trasparire come ciò che appare non sia quello che si vuole trasmettere.
Ma, allora, perché non andare oltre?
Certo, se una scelta stilistica è in qualche modo una forma di denuncia non c’è nulla da obiettare, ma rimane l’amaro in bocca nel vedere che, dopo la critica, non vi è una proposta.
In altri termini, alla fine rimane un lavoro interessante, ma tutto sommato abbastanza noioso. Non basta parlare fuori dal corso, bisogna anche avere qualcosa di diverso da dire ed è questo che, in definitiva, manca a quest’album.

Giulio Focardi