Katiusha “Diverticoli”, recensione

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Attenzione: anche se il titolo e la metafora estetica della cover art potrebbero benissimo appartenere all’area estrema del grind, in realtà questo nuovo Ep della band genuense si assesta sulle corde alt- rock-punk anni ‘90.

Nato dall’urgenza narrativa di definire i contorni di un male interiore, l’album mostra ombre e riflessi in cui convivono gradevolezza armonica ( Dove finisce lei) e impulsi sonori granulari ( Levati), da cui sembrano nascere idee, forse ancora impure e acerbe, ma di certo interessanti.
Tra società fagocitante e vuoti vacui, l’itinerario proposto dei Katusha mostra un andamento ciclotimico che (e lo dico privo di filtri) mi ha convinto maggiormente in impresa live, quando, qualche anno addietro, aprirono il live degli Afterhours al Goa Boa Festival.

L’opera, racchiusa in un minimale digipack, non sdegna però convincenti snodi new wave, come dimostra Penelope, una piccola perla underground. Infatti, è proprio quando le toniche emergono dal groviglio sonoro che la narrazione mostra le sue migliori luci, esattamente come accade nell’ impeccabile chiusura Creato con cura, brano che dimostra come sia necessario entrare nel mondo dei Katusha in maniera attentiva e graduale, perché l’ottimo lavoro di songwriting necessita di ascolto e non di distrazione.

Tracklist

1. Levati
2. Dove finisce lei
3. Penelope
4. Creato con cura