Krisna Biswas – intervista.

Krishna Biswas

Lui è Krishna Biswas. Italiano per quanto non sembri dal nome. E in effetti le sue origini spaziano dall’india alle Americhe ma da subito direi si sono ben mescolate in una toscana che da più parti risulta essere assai attenta alla cultura del fingerpicking o del fingerstyle che dir si voglia. Ed è così che arrivo ad ascoltare questo nuovo disco dal titolo “Panir”. Sono ben 17 composizioni, davvero un monolite concettuale a tratti anche psichedelico in cui 6 corde di chitarra disegnano paesaggi visivi, odori, volti e personaggi surreali. Biswas divide l’opera strumentale i 3 suite definite da 3 colori diversi in cui troviamo 4 brani per ciascuna. Di queste composizioni, 2 sono intime e cadenzate, altre sono irrequiete e irriverenti di ritmo. E poi altri 5 brani esterni di cui il primo, “Respira” è anche un bellissimo video con l’artista – visionario anche lui – fresnopesciacalli. Un disco importante che va misurato con cura. Un disco che mette a nudo la mia ignoranza in materia e, senza offendere nessuno, penso sia qualcosa che accomuni molti visto il livello di dialogo compositivo che ci viene mostrato. Ma sicuramente questo disco è anche un lavoro che sfonda con energia la porta dei cliché e ci mostra quanta bellezza esiste oltre il confine del santo pop radiofonico.

Come si arriva a fare musica per sola chitarra acustica?
Per ciò che mi riguarda è un contatto che arriva dopo un percorso lungo e complesso, un viaggio musicale che affonda le radici nell’infanzia con la musica classica, l’adolescenza vicina al rock e molte delle sue declinazioni ed infine il suono acustico, come ricerca e possibilità di esprimersi con i suoni della natura, in un territorio di linguaggio per me vergine ed inesplorato, in cui potessi esprimersi con il controllo degli elementi scelti.

E non hai mai provato quella sensazione di mancanza, di limitazione? Insomma: una chitarra acustica ti ha appagato di tutto?
Provengo dalla frequentazione di stili musicali che hanno insiti nei loro schemi la presenza di più strumenti nonchè voci e testi; ad oggi mi spendo ancora nell’ambito professionale in questi tipi di modelli. Non sento dunque una particolare urgenza in merito. Vero è anche che mi piacerebbe collaborare con qualche musicista che in effetti mi desse una prospettiva diversa da quella che abitualmente abito nella mia proposta musicale personale.

E sempre restando sul tema: una voce, una parola, un testo? Potrebbe in qualche modo restituire una verità più concreta alle immagini della tua musica?
Credo che ogni elemento presente con consapevolezza all’interno di un ensemble musicale sia decisivo ai fini del risultato finale; per ciò che concerne l’aderenza con ciò che ho in mente di esprimere musicalmente posso dire che lavorare da solo regala il vantaggio di avere sotto controllo ogni elemento con relativa facilità. Mi piacerebbe però misurarmi in futuro anche con formule diverse da quella solista nell’ ambito della proposta musicale di musica originale.

“Panir”: che significato ha questo titolo?
“Panìr” è il titolo dell’ultimo lavoro musicale pubblicato per RadiciMusic Records; si tratta di un tipico formaggio indiano che ha per caratteristica che è fatto a bocconcini. Questo elemento mi ha ricordato la struttura del disco con i suoi numerosi brani inanellati in tre suites da quattro brani ciascuna, tre salse diverse per accordatura e tematica, arricchite da altre pietanze, altri quattro pezzi.

Bellissimo il video con l’artista Fresnopesciacalli. Quanto conta quindi l’immagine per la tua musica?
L’evocazione delle immagini è un elemento che tengo presente nella mia produzione musicale; collaborare con un artista visivo così sensibile e preparato come frenopersciacalli è una fortuna ed uno stimolo a migliorarmi sempre. Sono felice che abbia curato i disegni della confezione del disco.
Ringrazio ancora la RadiciMusic Records per il bellissimo video in sintonia con lo spirito della musica e delle immagini.