Kuadra ,Kuadra , recensione

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Kuadra

Il maiale dal porcile e’ arrivato nel salotto
Ha imparato a stare in piedi e tu
Hai imparato a stare sotto..

Tra qualche giorno sarà dato alle stampe “Maiale” targato Kuadra, sestetto di Vigevano dedito al più classico rap metalcore.
Per il debutto, la band ha scelto ed al contempo è stata scelta dalla Sg records, label sempre molto attenta alle nuove proposte del panorama metal italiano. Il disco si presenta sotto la dura forma del metal rap, in cui (Dio salvi la regina) non dobbiamo sopportare la doppia voce in growl, tipico di centinaia di ensemble nostrane, che a mio avviso hanno fatto il loro tempo.
Un disco in cui il gruppo si assesta sul territorio lessicale del rap sociale, impreziosito da intarsi nu metal e crossover del recente passato.

Ascoltando il debut sembra che la band debba qualcosa a quell’ “Indians”, in cui i Public Enemy e gli Anthrax si incontrarono dando vita al miglior disco sui generis di sempre, come d’altro canto, sembra rivolgere le proprie influenze al rap metal core d’oltreoceano. Il disco, che con il suo attento songwriting esorta l’uomo modernizzato a non lasciarsi andare verso un auto distruzione sociale, ha in sé le radici del giovanilismo musicale.
Credo di poter dire che “Maiale” possa essere considerato ed apprezzato in maniera più concreta a tutti coloro che, aperti gli orizzonti, riescano a portare il proprio amore per il nu metal e per l’hip pop, verso lande più estese. D’altro canto ho la presunzione di poter affermare che un disco come questo non sarà di certo accolto con i migliori favori dal mondo radical metal.

Il disco si apre con la convincente titletrack, che sin dai primi rimandi sembra riportare alla mente la freschezza compositiva dei primi SX-10, che come la band di Pavia, riusciva ad amalgamare il nu metal nascente e l’hip pop. Proprio da questa tipologia di fondaci si sviluppano le tematiche musicali date a battesimo da un iper climax atto a commisurare una mescolanza di percussioni e rumorismo, che ci catapulta nella spigolosità dei precetti rap metal. Il territorio coinvolge ma perplime per una mancanza di originalità compositiva, che migliora su alcuni ingaggi chitarristici di buon sviluppo.
Oltre a ritrovare sentori “One minute silence” , del disco non si butta però via nulla, né lo screcthing metal di “Alieno Debole” e “ La terra su cui vivo”, né tanto meno il back voice femmineo di “Fili”.

Il disco sorprende a tratti con metodologia non lontane dal post rock e dall’industrial, per poi approdare alla imprevista “Urla”, che apre la porta sul buio, con un rupestre scampanellio, introduzione alla la storia di Toni e del suo disegno. Una traccia filmica, capace di definire il raccontato attraverso una musicalità quasi di sfondo, che emerge in corrispondenza del drammatico apice linguistico.

Un disco che personalmente non mi ha conquistato, ma che porta con sé la giusta dose di convinzione musicale ed un ottima preparazione lessicale.

Tracklist

1. Il Maiale
2. Alieno Debole
3. Vieni Fuori Di Qui
4. Ti Difenderò
5. Promemoria
6. Il Ritratto Del Mostro
7. Urla
8. La Terra Su Cui Vivo
9. Fili
10. La Storia Si Ripete