laBase “Atropoparco”, recensione

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Un labirinto, un dedalo oppure un ricamo?

Cosa racconta il logo dei laBase?

Non ne ho la certezza, ma la sensazione primaria nell’osservare la cover art è quella di essere di fronte ad una nereggiante realtà, deliziosamente ovattata intorno a giochi ed intrecci cromatici, in cui vedere, intuire o semplicemente immaginare note claustrofobiche, chiuse tra le vie di un labirinto complesso, definito ai suoi margini come nuvolare e visionario.

Un dicotomico mondo fatto di crudo narrare, in cui le mosse, fondamentalmente rock, si uniscono a striature diversificate, che tendono a confluire verso l’alternative italiano anni ‘90, proprio come dimostra il riff iniziale di Comepietradicalcare, che rimanda inevitabilmente al mondo di Catartica, tanto quanto l’impostazione della linea vocale. Questo per molti sarà un problema, in quanto il ponte di raffronto potrebbe offuscare le idee portanti di una traccia viva e ricca di emozioni, dimostrazione nera di strutture oniriche e ridondanti, in cui la grettezza underground crescere ai margini di stop-and-go e aperture armoniche. Il riuscito finale conduce poi verso sensazioni stonerizzate, che si aggiungono al mood di Caos X, compendio espressivo posto tra sensazioni ritmotribali, rituali grunge e ricami lo-fi.

Un insieme di sensazioni pronte ad abbracciare l’ultimo decennio dello scorso secolo, ponendo come fulcro essenziale le spigolosità di Cristiano Godano, anche se con l’arrivo della Primavera, la band sembra perdersi in un territorio penalizzato, fortunatamente limitato. Infatti, sin dalla seguente Dejavù il power trio si riapre e si riprende raccontando una destabilizzate sensazione che torna sulle note di Un nuovo disordine. Proprio tra le pieghe di quest’ultima traccia si intravedono spiriti oscuri ed inquieti, celati dietro ad un aumento sonoro avvolgente che, pur mancando della dovuta profondità, offre l’ascolto un territorio ricco di impronte post. Se poi con Il rettile la band si sofferma su di un semplice ritmo in battere, con la conclusiva Alprazolan ci s’inerpica verso impronte stoppate, pronte per un disco che affluisce all’underground italiano in attesa di esondare.

Tracklist:

01. Come Pietra Di Calcare
02. Caos X
03. Primavera
04. Dejavù
05. Il Martello
06. Mai Una Gioia
07. Un Nuovo Disordine
08. Il Rettile
09. Alprazolam