Le mosche da bar “La legge di Barabba”, recensione

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Era il 1996 quando Steve Buscami decise di dare alla luce la storia di Tommy Basilio, giovane dedito al bicchiere, scosso dalla perdita pressoché totale di quello che Martin Scorsese chiama Magico Accordo. Oggi, proprio tra i fumi del Trees Lunge Bar troviamo quattro rockettari che, partiti da Bologna, arrivano alla seconda opera, questa volta sotto l’ala protettrice de Latlantide records.

Il quartetto felsineo, nascosto sotto la poco convincente cover art, con La legge di Barabba propone agli astanti un cuore che palpita rock allo stato puro, attento nel suo evolversi ad una tradizione musicale vicina alla grinta cripto-punkettara d’oltreoceano e all’ironia cadenzata di Freak Antoni. Un semplice gruppo di amici provenienti dall’underground vitale e nascosto della nostra Emilia, pronto a suonare alla “vecchia maniera”, senza fronzoli né ammiccamenti, tra idee libere forgiate sotto il martello di un’espressività genuina e grezza.

Le storie narrate dal nuovo full lenght ci invitano ad entrare nel bar dall’insegna gialla per girovagare tra i tavoli ed ascoltare come nascono discussioni, criticità, storie e follie di un luogo che aborra la solitudine, in cui si ascolta e si discorre di quotidianità, talvolta sorprendente, talvolta banale e ridondante. Ed è proprio da qui prende le mosse la nuova release, opera che dona linfa vitale al piccolo microcosmo lineare, comprensibile e semplice ( a tratti troppo semplice per chi ricerca in un disco qualcosa per cui sorprendersi).

La legge di Barabba infatti racchiude un Giano Bifronte dovuto proprio alla fluida e genuina direzione, capace di coinvolgere l’animo rock di chiodo vestito, ma al contempo di adagiarsi su binari già esplorati. Un sapore rock che emerge sin dalle prime battute di Il cuore di un santo, che nella sua scomposta impostazione, nasconde spezie progressive immerse in una palude di suoni grezzi e pure punk-rock, che si fanno semplici nella titletrack, per poi incanalarsi su sensazioni graffianti e proto-garage in Ho sempre cercato, perfetta visione sonora della band. Se poi con Serve il mio aiuto e Il mio rock’n’roll non si rinnegano sentieri che potrebbero piacere alla piazza Mod del torinese, è con l’inattesa Quella che sento, che il combo si propone in un territorio disorientante, tra ballad e piacevoli sensazioni slashing solos.

Tracking List

1. IL CUORE DI UN SANTO
2. LE MOSCHE DA BAR
3. SE CI CREDI
4. HO SEMPRE CERCATO 5. ERA UN TEMPO PERFETTO
6. QUANDO SERVE IL MIO AIUTO
7. IL MIO ROCK’ N’ ROLL
8. LA STRADA GIUSTA
9. LODE ALLA FOLLIA
10. QUELLO CHE SENTO