Massive Attack – Heligoland

Cd cover

Questa mattina mi è stata recapitata la busta di cd che ho comprato online dal sito del negozio inglese Rough Trade. Tra le altre cose mi sono fatto mandare anche l’ultimo album dei Massive Attack.
Dopo 6 anni finalmente siamo arrivati alla loro nuova produzione.
Avevano fatto uscire l’anno scorso un EP di anteprime che avevo recensito su queste pagine.
Ora finalmente l’opera completa.
Non ne so nulla.
Volutamente non ho letto nulla a riguardo e vi propongo una telecronaca della scoperta di questo nuovo lavoro.

Il Cd si presenta con un’illustrazione abbastanza angosciante in copertina: sembra un clown riempito di botte… sopra la testa ha un arcobaleno-aureola in varie tonalità di grigio… che gocciola sulla parte sottostante.
Non credo che sarà un album allegro…

Sul retro un’altra illustrazione bella allegra di quello che sembra un cuore pronto per un trapianto.
Qui la prima brutta sorpresa:
era stato detto che le tracce dell’EP non sarebbero entrate nel nuovo album ma purtroppo noto che invece 3 delle 4 tracce presenti nel EP sono presenti anche qui…

Aperta la custodia ci troviamo davanti ad un retro del libretto tutto bello nero… alla sua destra il case che contiene il cd è anche esso nero lucido ed il cd è completamente nero.
A ben guardare il cd si intravedono dei frammenti di materiale cangiante che mi fanno pensare allo spazio profondo di Star Trek. Questa è l’unica nota di colore nell’interno… sono sempre più convinto che non sara un cd allegro, ma non c’era da aspettarsi dello ska dai Massive Attack.
Questo è il loro bello, le loro atmosfere rarefatte e angoscianti mischiate ai ritmi martellanti.

L’interno del libretto contiene un collage di immagini, illustrazioni e testi che sono riconducibili alla segregazione in america, alle lotte civili ed alla disperazione in genere… non c’è che dire una bella atmosfera.

Sentiamo il disco.

Pray For Rain
Già presente nell’EP.
Vale quanto detto nella vecchia recensione:
“La ritmica è molto intrigante e particolare come solo i Massive Attack e forse Tricky sanno fare. (su tutti, il meraviglioso giro di inertia creeps rimanga a perenne memoria).
Una semplice rullata di tamburo che però, da sola, riesce a reggere tutta la melodia.
La voce da disperata ed afflitta diventa semplicemente seria, forse un po cinica, ma perfettamente calzante con la base.
La batteria a farla da padrona e la voce che prova a rubarle la scena, in un dialogo molto intenso.
Bel brano.
Ricorda i migliori Massive Attack e ti rimane in testa come un cappello comodo.”

Babel
Ritmica molto, molto elettronica, quasi breakbeat.
Schitarrata monocorde a trasmettere ripetitività e ansia.
Bella voce di donna che canta sopra una tappeto formato da batteria, piano mono-nota e chitarra ripetuta, molto.
La voce sembra di bambina.
Il cantato è un po’ troppo scollato dalla musica, sembra il campionamento di una filastrocca di bambini, ma la sovrapposizione funziona creando una buona distonia.
Nella parte finale timidamente sembra aprirsi ad un varco di luce, e di… speranza?

Splitting The Atom
Già presente nell’EP.
Vale quanto detto nella vecchia recensione:
“ha una ritmica molto cadenzata e forse per voler sorprendere chi si aspettasse la solita voce angelica, arriva a sorpresa una voce che più che agli angeli rimanda a Barry White e che ci sussurra il testo creando un contr’alto al contrario tra il medio basso della base ed il bassissimo della voce.
Piacevole ma sicuramente non memorabile, anche se un qualcosa di particolare ce l’ha.”

Girl I Love You
Giro di basso ad introdurre la melodia, molto ansiotico. Atmosfera cupa e gotica.
La batteria presenta l’eco. Uno dei loro marchi di fabbrica.
Voce delicata e sussurrata.
La ritmica è un po troppo ritmata per i miei gusti e per gli standard dei Massive Attack che sanno essere molto martellanti pur con dei giri semplici. Mi ricorda i Depeche Mode di vecchia data per intenderci.
A metà si apre in una sorta di ballata che invece prende a piene mani addirittura dagli U2 di Zooropa.
Non c’è un granchè di nuovo insomma.
La canzone si chiude su di una distonia musicale che spinge a pensare al kaos e alla confusione spaziale.

Psyche
Presente sull’EP, ma questa volta è una riedizione, o per meglio dire quella dell’ep era una sorta di remix.
Non suona per niente come i Massive Attack. Sembra una canzone minimalista e quasi new age.
Nulla di male ma non mi sembra che questo sia il loro territorio migliore.
Resta incompiuta, la voce va per la sua strada, la melodia per un altro versante.
Credo sia voluta questa forzata dicotomia, ma mi sembra un tentativo non ben riuscito.
Il tutto resta su di un livello più sperimentale che compiuto.

Sicuramente meglio la versione dell’EP anche se sa di già sentito.

Flat Of The Blade
L’unica cosa che mi fa venire in mente:
Un tributo ad The Eraser di Tom Yorke.
Concettuale la definirei.
Giro elettronico molto minimal, voce che va e viene. Tutto molto pulito e semplice in semplice sovrapposizione senza però riuscire a creare delle colonne sonore portanti.
Spiazzante rispetto alle altre tracce ed ai Massive Attack in generale.

Paradise Circus

Il campionamento del battito delle mani è carino e nuovo per i Massive Attack.
Ritmo cadenzato ma carino.
Bella voce femminile, meno angelica e più di esperienza.
Tuttavia, mi ricorda molto Feist.
La canzone si apre con l’entrata della batteria classica e del cantato che diventa man mano più cantato.
Si apre bene, bella l’atmosfera, meno cupa e spettrale più moderna e di attesa.
Bella. Melodica e dolce.
Parte finale con l’arrivo di archi e tensioni emotive.
Partita bene finisce un po meno bene, tirata un po’ troppo per le lunghe.

Rush Minute

Giro di batteria semplice.
Campionamenti interessanti ma sempre minimali e monocorde.
Bella la voce maschile che ti entra nei pensieri, molto in stile Massive Attack.
Bello il giro di chitarra ansiotico e incalzante quanto basta.
Bello la campionatura di una sorta di respiro meccanico sul finire.
Bella insomma, e riuscita.

Saturday Come Slow

Inizio di batteria tribale la definerei, schitarrate ammiccanti ad un musica atmosferica.
Non si sa dove vogliono andare a parare.
La voce è insicura e malata. Ormai questo sembra essere diventato uno stile di cantato, ma non gli riesce molto; o molto bene.

Atlas Air

Giro di batteria cadenzato e hammond credo campionato a creare lo stile horror movie di serie b anni 70. Si apre man mano e allarga gli orizzonti, si sovrappone un’ulteriore ritmica quasi dance.
La voce è roca e sussurrata, non male ma lo stacco è molto netto almeno finchè non entra il basso ad amalgamare base e voce. Ora tutto funziona.
Non male.

Finito.

Ok.
Non lo so.
Sicuramente da riascoltare, ma non mi ha fatto gridare al miracolo.
magari non li apprezzo io o non li capisco fino in fondo.
Disco carino ma di maniera, soprattutto dopo 6 anni di attesa!

Ok, non sono morti, e già questo è molto; ma mi aspettavo di più, forse nel tempo mostrerà le sue perle nascoste.

Se volete un consiglio:
compratevi The eraser e questo disco vi servirà a poco.