Medea, recensione dell’Ep omonimo.

Cd cover

Ross Maya, Gae Cinà, Dave Vitellaro e Ciccio Bono, sono i siciliani Medea un gruppo decisamente Rock, decisamente italiani, splendidamente siciliani!

I Medea hanno da poco pubblicato questo loro primo EP omonimo in cui si può capire quello che è il loro stile, incentrato su sonorità decisamente rock che ben si sposano con i testi che il gruppo ha deciso di proporre in italiano.

Uhmm… testi in italiano, è un peccato? No anzi! E’ un valore aggiunto che però potrebbe portare a un rovescio della medaglia da valutare con attenzione. Primo, la lingua del rock è l’inglese, tutti chi più chi meno si aspettano di sentire questo idioma in una canzone rock. Vi siete mai chiesti il motivo? Io sinceramente si e mi sono risposto da solo motivando questa “aspettativa” con il suono stesso della lingua.
L’italiano è una lingua musicale, l’inglese lo è molto di meno. I suoni spesso graffianti, duri del rock si sposano meglio con le lingue anglosassoni. Una conferma a questa mia tesi, anche se personalissima, la potete riscontrare se ascoltate i Rammstein, una band tedesca che canta in tedesco (anche se è un rock decisamente più duro dei Medea). Ebbene anche in quel caso l’accostamento mi pare più riuscito che con la nostra lingua.

Tutto ciò che c’entra con i Medea? C’entra, perché la scelta che hanno fatto di scrivere canzoni in italiano seppur lodevole non mi ha convinto pienamente. I testi non c’entrano, è la “cattiveria” che mi aspetto in un brano rock a venirmi meno. Questa cosa mi capita non solo con i Medea che sono sconosciuti (ancora) ai più, ma anche con parecchi mostri sacri del rock italiano come Vasco Rossi e Ligabue. Li preferisco, e di molto, quando scrivono e cantano delle ballate.

Mi rendo conto di non avervi ancora fatto capire con chiarezza se questo ep mi è piaciuto o no. Ebbene per togliervi ogni certezza sulla mia coerenza vi dirò che mi è piaciuto ;-). Mi è piaciuta la chitarra, ispirata, tagliente, mi è piaciuto il basso sempre presente ma mai invadente, mi è piaciuta la batteria, possente, dinamica, cattiva come deve essere, come ci si aspetta. Mi sono piaciuti i testi delle canzoni, ricercati, non banali.

Ma forse “troppo” ricercati. Troppo tesi a voler comunicare con il pubblico; questa è una cosa splendida, ma mi sono sinceramente trovato a seguire il testo e perdere il filo della musica. Mi è apparso come se ci fosse una linea di divisione quasi netta tra testo e musica, è come se fossero due cose distinte e non una cosa sola, come dovrebbe essere.
Una cosa devo precisarla però. Io quando ascolto musica lo faccio cercando le sfumature. Non mi fermo alla superficie, non mi basta. Se dovessi basare una recensione su impressioni superficiali direi che i Medea sono perfetti, e devono continuare così perché il loro sound mi ha convinto in toto. Il fatto è che io però non la penso così, il loro sound è davvero convincente ma l’arrangiamento dei testi non mi ha soddisfatto, e visto che i Medea sono tutti ottimi musicisti spero che questa mia critica li sproni a curare di più il rapporto testo/musica dei loro pezzi, perché possono e devono dare di più.

Se saranno capaci di seguire questo mio modestissimo consiglio, se e quando avranno successo, sarà qualcosa che colpirà, come ad esempio la bellissima Albachiara di Vasco Rossi, una canzone perfetta, senza tempo.
E’ questo che voglio da questi ragazzi, la perfezione, perché per come suonano, scrivono e cantano possono darmela.