Mistonocivo Redux, Recensione

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Sembrava che..ed invece sono passati più di 3 lustri da quando i vicentini Mistonocivo decisero di intraprendere il loro polveroso sentiero musicale. Dietro di sé lasciano i residui di “Virus”, “Edgar” e “Zerougualeinfinito”, per ritornare in grande stile con “Mistonocivo Redux”, un futuristico back to the future. L’album, (RI)apparso poche settimane addietro, auto celebra il passatismo musicale della band, che ha deciso di rivedere il proprio esordio, riproponendo così il materiale di esordio, disponibile solo ai concerti e sui siti della band e dell’etichetta.

L’ensemble è ormai da anni all’apice dell’underground nostrano, condannato però a rimanere legato alla nicchia alternativa, vivendo una difficoltà inspiegabile, ostacolo al raggiungimento di quel mainstream visitato in maniera audace, ma coerente, da felici realtà come Afterhours o Marlene Kuntz. Ad oggi i Mistonocivo non hanno avuto modo di accogliere (a mio modo di vede..immeritatamente) il grande pubblico, forse non riuscendo o non volendo compiere il primo difficile passo centrifugo.

La riedizione di Mistonocivo potrebbe essere il casus atto al cambio di direzione…

Il disco si apre con “Dentro”, traccia affusolata tra electro-beat ed altronica old style, sino ad incontrare una deformazione di linee chitarristiche, toccando così il cosiddetto hard & heavy. Un brano che racchiude in sé una serie corposa di variabili compositive, sino a raggiungere sentori funky ed addirittura noise.

Le prime track, come del resto tutto il disco, nonostante abbia già compiuto 15 anni di vita, appaiono strutturate in maniera avanguardistica, tra sviluppi tutt’altro che lineari. Una retta spezzata e gustosamente frastagliata, grazie a buone idee e ad una sezione ritmica perfetta, che sintonizza il suo incedere ad una buone dose di qualità.

Un esempio palese di amabile sviluppo è l’incipit drum & bass che sembra uscire da CRx, per poi trasformarsi in quello che oggi possiamo ritrovare nella Linea 77, band che al momento della produzione originale di Mistonocivo era ben lontana dall’essere.

Tra i brani migliori, non possiamo che annoverare “Androfobica”, una sorta di folle scheggia atta a narrare il malessere e lo stato schizzoide dell’individuo, incapace di placare il suo animo, tra iniziali giochi lessicali, dolore, cupezza e disorientamento, che durante la strofa viene trasformata in una particolare musicalità, dominata dalla ritmica delle pelli e da un riff perfetto e diretto.

Se è vero che Plastica, poco convince, è altrettanto veritiero che L’ultimo giorno
regala forti emotività, attraverso una voce filtrata e a tratti robotica, mescolata ad una sorta di proto rap metal in cui la struttura rap core incontra riff stoner distorti e pesanti.
La linea di cantato offre scampoli di interessanti accrescimenti tra filtraggio e pulizia, con un chorus disturbante e disturbato che coinvolge e stravolge.

Non mancano poi né cenni industrial di Industria ,imperlati di tribalismo percussionistico, né un vero e proprio sporco rock sociale ben alimentato da Radio Sarajevo, una traccia veloce che con il suo cantato intenso da la chiusura ad un disco ancora oggi essenziale.

Redux track list:

1 Dentro
2 Androfobica
3 Shwrentz
4 Industria
5 Plastica
6 L’ultimo giorno
7 Lavoro nero
8 Radio Sarajevo

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