Neronova – I colori del nero

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Come si legge nel sito della band (che avrebbe però necessità di un restyling!), il nome NERONOVA nasce dalla volontà di rappresentare lo scontro interiore di due anime antagoniste capaci di convivere all’interno della stessa persona:

Nero rappresentazione della paura e del cambiamento
Nova stimolo all’esperienza

La band emiliana promossa dalla sempre attenta Ululati Dall’Underground di Giancarlo Passerella, porta in dote un sound granitico che ondeggia tra un’anima metal e un’ossatura di rock sporco e primigenio. Il furore mostrato dal quartetto non è però né disgregato, né tanto meno rudimentale, ma al contrario si propone su linee di ragionata accuratezza. Nulla è lasciato al caso! Il disco si dipana su metodologie di arrangiamento ben ponderate, sviluppi stilistici originali e testi complessi che, pur avendo ancora buoni margini di miglioramento compositivo, riescono nel loro intento esplicativo-metaforico.

Il valore aggiunto della band è senza dubbio Tiziano Panini. Il nome non è molto rock, ma la voce è senza dubbio esplosiva e mirabile, tanto da ricordare quella di Paolo Gerson, dell’omonimo ensemble, il cui sound ricalca quello dei Neronova.

L’album, prodotto dalla Rebel Yell Productions e da Neronova, si apre con il sound grezzo e convincente di “Proposta indecente”, che colloca immediatamente il gruppo nel panorama musicale italiano, come una delle alternative metal rock band più grintose e interessanti del momento. Il brano di apertura riesce a estendere la concezione di r’n’r, impreziosendolo con un enclave sonora, quasi sussurrata, che riesce a fungere da contro-altare alla rabbia espressiva della chiusura, che come in un classico climax, si unisce alla prima folgorante parte.

Molte sono le tracce interessanti come ad esempio “Medea”, già apparsa in “Underground Parade”, compilation voluta dalla direzione artistica “Non solo suono”. Nella composizione la voce del front man riesce a giocare su scale e improvvisazioni fatte di funzionale rabbi, attraverso un cantato spezzato, che porta con se originalità e buon sviluppo.

Senza dubbio però le vere e proprie gemme del full lenght si ritrovano tra le note di “Tra santi e droghe pesanti” e “Decadence”, due composizioni costruite attorno ai temi della follia, della decadenza e della paura inconscia. Il Trait d’union delle due tracks è rappresentato da un metal sound che trascende nello speed, in cui sezione ritmica e le chitarre seguono un sentiero comune, in perfetta armonia tra venature industrial e striature baritonali.

Naturalmente non tutto appare perfettamente riuscito in “I colori del nero”. Un esempio lampante è la cover di “Like a prayer”, in cui, nonostante la buone idea e un allestimento sonico discreto, poco convince la voce applicata all’inglese. Traspare infatti una poca propensione al cantato anglofono, con la conseguente perdita di verve. Probabilmente la causa potrebbe essere spiegata come Cristiano Godano dei Marlene Kuntz mi chiarì in un intervista, dicendomi che provando a cantare in inglese finiva per perdere la concentrazione sul testo, non riuscendo a trasporre la giusta energia. Fortunatamente i Neronova hanno deciso di usare la nostrana lingua come mezzo d’espressione.

Un’altra (opinabile) critica nei confronti della band, potrebbe essere quella che sembra emergere in alcune composizioni, come ad esempio “Noia e gloria”, in cui, a mio avviso, l’utilizzo della back voice non sempre risulta funzionale al cantato principale, talvolta rivelandosi ridondante e invasiva, finendo per addolcire quegli spigoli che rimangono elementi caratteristici dei Neronova. La band, nonostante alcune sbavature, appare pronta all’interpretazione di nuovi mondi come dimostra ”Demoni e dei”, da cui riecheggiano evoluzioni industriali, che riescono a dare un tocco darkeggiante come accade nell’incipit” Alla fine del giorno”, che chiude un disco piacevole, da ascoltare e riascoltare.