Ninos du Brazil ” Novos Misterios”, recensione

ninos.jpg

Sono tornati con otto Nuovi misteri musicali, interpolati tra roots e visionaria rappresentazione della realtà.

Dopo poco più di un anno i Ninos du Brasil ricalcano il proprio sentiero battente, arrivando a licenziare un piccolo e prezioso capolavoro sui generis; questa volta marchiato Hospital Productions, label newyorkese che ha fortemente voluto l’eclettico duo italiano sotto la propria ala. Con questo Novos Misterios il combo sembra voler abbandonare la metropoli per inoltrarsi nella natura misteriosa e fagocitante di una jungla fitta ed inquieta, in cui, come in un labirinto infinito, ci si perde tra ridondanze sonore, ritualismi cripto tradizionali ed impronte marcate da simulacri dei più classici stati alterati di coscienza, qui inflitti da sonorità snaturate e lisergiche.

Il disco, promosso dalla Lunatik, sembra voler convogliare attributi tribal, spezie dance ed intuizioni d’avanguardia, verso un fulcro fondante abbracciato ad una convincente metodologia percussiva, che deriva da ataviche strutturazioni radicate nella profonda tradizione tribalistica, ampliata dai motori musicali della contemporaneità, attraverso mescolanze ed armonizzazioni ipnotiche ed avvolgenti.

Dietro la cover art di Luigi Ontani si celano tracce solo apparentemente lontane dal fulgido retroterra operativo dei suoi autori. Infatti, brani come Olhar das Folhas, definiscono interessanti sampler atti ad attorcigliarsi al sapore tribal, qui ovattato ed intersecato alla perfezione da una contenuta sezione altronica, non troppo distante dagli istinti di Smack my bitch up dei Prodigy. Le percussioni, che alimentano piccoli overlay, arrivano a definire un accorto spettro di ampliamento, che ritrova il suo ego nel continuum sonoro di Sombra da lua, in cui la voce, intesa come strumento aggiuntivo, si cuce attorno agli effetti eco e alla sinuosa ritmica dai colori tribali.

Se poi con Miragem il duo finisce per sparare a salve, è con il sapore minimale di Legios de cupins che l’ascoltatore viene invitato allo stordente incipit, approccio onirico di sonorità da ascoltare ad occhi chiusi. Maggiore intensità viene poi narrata da Sepultura, che con i suoi movimenti armonici, mescola dosi intensive e cambi direzionali, dettati dall’introduzione di elementi atti a richiamare la voce della tradizione espressivo-tribale.
Con Essenghelo Tropicalsi vive infine un ragionato utilizzo vocale, inteso come elemento narrante, estremizzato da filtri e intrecci armonici, che invogliano ad ascoltare il silente suono del loop iniziale nella titletrack, misterioso ed inquieto movimento attendista, intercalato tra spezie terrordrome ed aperture ampie, che si trascinano leggere oltre gli 11 minuti di durata.

Un disco diverso che potrebbe avere il merito di raccogliere proseliti tra gli spazi musicali più disparati…perché non importa che tipologia di musica voi amiate, ai Ninos du Brasil questo interessa davvero poco.