“Norma” Tragedia Lirica in due atti di Felice Romani

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Tragedia Lirica in due atti di Felice Romani
Musica di Vincenzo Bellini

Prima rappresentazione:
Milano, Teatro alla Scala, 26 dicembre 1831

Norma, sacerdotessa: Cecilia Bartoli
Pollione, Proconsole di Roma nelle Gallie: John Osborn
Adalgisa, giovane ministra del Tempio d’Irminsul: Sumi Jo
Oroveso, capo dei Druidi e padre di Norma: Michele Pertusi
Clotilde, confidente di Norma: Liliana Nikiteanu
Flavio, amico di Pollione: Reinaldo Macias

Coro: International Chamber Vocalists
Orchestra La Scintilla
Concertatore e Direttore d’Orchestra: Giovanni Antonini

Edizione critica a cura di Maurizio Biondi e Riccardo Minasi

Etichetta discografica: Decca

Questa edizione della Norma è stata concepita in senso strettamente filologico. Da qualche tempo Cecilia Bartoli e l’Orchestra La Scintilla di Zurigo si stanno dedicando a questo meritorio progetto di riproporre alcune opere della prima metà dell’800 il più fedelmente possibile alle esecuzioni dell’epoca, rimuovendo le stratificazioni interpretative accumulatesi dalla seconda metà del XIX secolo e in tutto il XX. Operazione che a me piace moltissimo, sia per mio gusto personale che per una forma di rispetto verso il lavoro dell’autore. E anche per una certa curiosità di capire come sia cambiata l’interpretazione dell’opera in questi ormai quasi due secoli.

Il risultato della ricerca filologica, effettuata da Maurizio Biondi e Riccardo Minasi, è stata la riduzione dell’organico orchestrale, la riapertura dei tagli “di tradizione”, l’esecuzione delle variazioni nella ripetizione delle cabalette (e della cavatina di Norma) e l’adozione di un diapason a 430 Hz, un valore molto più vicino a quelli in uso all’epoca. L’attuale diapason a 440 Hz fu proposto verso la fine del XIX secolo, ma musicisti del calibro di Verdi e Rossini lo ritenevano inadatto alla musica vocale perché richiedeva sforzi eccessivi da parte dei cantanti. Secondo Verdi il diapason a 432-435 Hz “…non toglie nulla alla sonorità ed al brio dell’esecuzione; ma dà al contrario qualche cosa di più nobile, di più pieno e maestoso che non potrebbero dare gli strilli di un corista troppo acuto” (lettera alla commissione musicale del Governo datata 1884).

Entrando nello specifico, questa Norma è puro Belcanto. Niente grida sguaiate, niente eccessi di alcun tipo. Solo eccellente musicalità unita a grande, ma composta, teatralità.

A mio parere, uno dei grandi meriti di questa edizione è la resa espressiva dei recitativi, che finalmente ritrovano la dimensione teatrale che compete loro. Troppo spesso, infatti, questi passaggi vengono tagliati o trattati come inevitabili raccordi fra due pezzi chiusi e “buttati lì”, privati del loro senso drammatico.

Il cast di questa incisione è di grande levatura, sia dal punto di vista prettamente vocale che da quello interpretativo.

Cecilia Bartoli non ha certo bisogno di presentazioni. Artista dalla tecnica solidissima e duttile, sfoggia la consueta omogeneità timbrica in tutti i registri; il suo canto è molto espressivo e cesellato. Esprime alla perfezione l’amore, la rabbia, la delusione, l’amarezza, la determinazione e tutto lo spettro di emozioni del suo personaggio in un grande caleidoscopio di sfumature.

La “sua” Norma è piuttosto diversa dal personaggio-tipo spesso presente in discografia (e anche in teatro se è per questo). Niente toni biblici e invettive da Antica Profetessa. E’ una semplice donna, una di noi. Una donna con un segreto inconfessabile: una sacerdotessa a cui sarebbe proibito sposarsi che cede molto umanamente all’amore terreno per scoprire di essere stata tradita per un’altra.

John Osborn si è dimostrato artista di pari livello, perfetto partner di Cecilia Bartoli sia come vocalità che come espressività, sebbene tenda ad essere un po’ più trattenuto. Anche lui tecnicamente ai massimi livelli, mantiene una perfetta emissione in tutti i registri, mostrando una straordinaria capacità di smorzamento che si traduce in meravigliose mezze voci, dense di grande personalità teatrale. I suoi recitativi sono parimenti espressivi, con un ulteriore punto di merito: la pronuncia e l’articolazione della lingua italiana. Pur essendo americano riesce a rendere chiaramente comprensibili tutte le parole, dando a ognuna il giusto accento.
Come Norma, anche il suo Pollione è stato spogliato dalle vesti dell’eroico condottiero dal canto stentoreo (e solitamente tutto forte) per diventare un fragile uomo che sbaglia. Sbaglia tanto da non poter più correggere i suoi errori e finisce per esserne sovrastato.

Sumi Jo nasce soprano lirico-leggero, quindi teoricamente il suo punto debole dovrebbe essere il registro grave, a maggior ragione con un diapason “basso” come quello adottato in questa edizione. Ciononostante non ha avuto nemmeno l’ombra di un problema! Il soprano sudcoreano tiene tranquillamente il passo degli altri, offrendoci un’Adalgisa dalla grande personalità. Anche lei mostra una tecnica impeccabile, che rende la voce ricchissima di accenti e sfumature. Senza tralasciare la sua perfetta padronanza della lingua e della pronuncia italiana, a livelli persino lievemente più alti di Osborn.
Michele Pertusi continua a dimostrare di essere uno dei bassi di punta del momento (momento che dura da moltissimi anni, peraltro), nonché perfetto completamento di un cast straordinario. Anche lui ci regala mezzevoci e sfumature prodigiose, unite a un timbro vellutato e ad un perfetto controllo dell’emissione.

Il suo personaggio si divide fra il ruolo di capo dei Druidi e quello di padre della sacerdotessa Norma, laddove in molte edizioni quest’ultimo aspetto veniva tralasciato in favore di un maggior “impegno sacerdotale”. Il canto di Pertusi, invece, rende in modo perfetto entrambi i lati della personalità di Oroveso, spaziando dalla gelida ira verso i Romani, al fare cospiratorio con gli altri Druidi, fino agli accenti paterni, teneri ed affettuosi, per Norma nel Finale

Secondo.

Molto buona la resa del coro e dei due comprimari.
Ottima prova dell’Orchestra La Scintilla, che si dimostra capace di salti dinamici impressionanti, ma anche di bellissimi chiaroscuri. Il direttore Giovanni Antonini ha impostato l’opera in modo molto teatrale, mantenendo alta la tensione drammatica dall’inizio alla fine, anche grazie a tempi piuttosto rapidi. La sua direzione è stata il perfetto complemento di un cast eccellente.
Ciò che colpisce di questa Norma non è tanto la performance individuale, quanto l’interazione di tutti questi grandi artisti che rende ogni nota viva e vibrante. Senza nulla togliere ai momenti solistici, a mio avviso i duetti e i concertati sono le parti in cui l’alchimia teatrale raggiunge il massimo livello.

Altissima la qualità tecnica dell’incisione, che fa sfoggio di grande dettaglio, ottima dinamica e notevole equilibrio timbrico.
Allegati al doppio CD ci sono due volumetti, uno per il libretto e l’altro contenente alcune note esplicative del lavoro effettuato (compresa una di Cecilia Bartoli e un’altra dei curatori). Purtroppo queste ultime sono in svariate lingue, ma non in italiano.

In conclusione ritengo questa edizione della Norma una delle migliori in commercio, sia come valore artistico intrinseco, sia per chi volesse comprendere meglio il significato della ricerca filologica in campo operistico.