Porno Teo Kolossal “Monrovia”, recensione

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Io che parlo bene di una release targata Dischi Bervisti non è certo una novità.
Più continuo ad ascoltare i prodotti della label indipendente e più mi rendo conto di come essa possieda uno sguardo (quasi) impeccabile nell’osservare i talenti emergenti posti ai confini liminari dell’estremo.

Oggi vorrei usare la mia penna per descrivere un nuovo ed interessante Project: Porno Teo Kolossal. L’album, ben metaforizzato dall’oscurità pittoriche di Massimo Divenuto, si auto-definisce come un “prodotto per adulti” (musicali), pronti ad affrontare un inquieto viaggio verso Monrovia, in cui una musica depressiva incontra corali approcci deformati dal blando rumorismo, oltreché da strutture dilatate, in grado di raccogliere sensazioni “barrettiane” attraverso attesi movimenti lisergici.

Un ipnotico viaggio, ideale per farci scoprire la storia delle 66 scimmie di Saint John, motivo portante del concept album. L’opera, suddivisa in tre atti, mostra sin dalla suite iniziale un mondo ipnotico in cui l’associazione emozionale varca i confini del passato, mostrando uno straordinario impatto filmico che va a marchiare la propria impalcatura nel cuore strutturale di Monrovia. Proprio dalle note estremizzate e ipo-tribali della seconda suite nasce uno spoken word ardito, (im)perfetto nel descrivere (ed inquinare eccessivamente) il suo scorrere. Un tracciato cripto-futuristico in cui trovano posto deformate ambientazioni sonore.

A chiudere l’album pubblicato in sinergia con Bam Balam Records è la disturbante End of the Dark side, in cui la voce narrante unisce il proprio freddo approccio con la reiterazione sonora e la distorsione isterica e disarmonica del sonoro, qui pronto a donare alla voce una composizione da ascoltare in maniera attentiva in un silenzio assordante, habitat ideale per un sound spigoloso, ciclotimico e malato come quello proposto dalla band.