Prospettive di Gioia sulla Luna “Il giorno dopo”, recensione

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In questi ultimi mesi tra le fila della Worm Hole Death si è palesata la fisiologica e naturale esigenza di esplorare territori sonori sempre più vasti. La reale e sentita necessità di ampliare gli orizzonti ben definiti della label, ha portato alla concretizzazione della neo-nata Over Dub Recording, nuova realtà discografia pronta a supportare realtà apparentemente diversificate, ma animate dallo stesso spirito e dalla medesima attitudine.

Da oggi, dunque, la MOT family accoglie un nuovo partner che, osservando le prime proposte, avrà modo di offrire ai nostri lettori uno sguardo attento su di un rooster poliedrico e diversificato. Un viaggio nella musica priva di pareti, ma di note facoltosa.

Il primo itinerario da intraprendere porta il nome di Prospettive di gioia sulla luna, geniale monicker dall’aurea surreale e visionaria. Dietro al progetto nato nel 2005 si celano cinque musicisti, abili nel bilanciare un’anima popular, con venture alternative, che viaggiano tra strutture accurate e costruite attorno ad un delizioso songwriting, tanto delicato quanto idealista. Proprio questa allucinata sensazione di flessibilità appare ben metaforizzata dalla covert art, in cui l’arte pittorica di Noil Klune, riesce a fornire allo “spettatore” un limbo vitale in cui riparasi dal mondo esterno. I colori tenui offrono nel loro bicromatico andamento,straordinarie pennellate dinamiche poste ai confini del surreale che, per certi versi, appare vicina ad una dinamicità controllata delle 10 tracce, composizioni dai gradevoli colori onirici.

L’invito ad entrare nel creato dei Prospettive di gioia sulla luna è dato dall’ iniziatico pop indie di Baby, in cui il calore vocale, coadiuvato dalla vocalità femminea di Flavia Lisotti, definisce una naturale sintonia con l’ondulato movimento della sei corde.Proprio lo spettro di alt-pop va a rinverdisti con la struttura di Goodbye che, con il suo sdoppiamento vocale, ci rimanda a sapori verdeniani davvero piacevoli. Se poi con la titletrack la band estende il suo sguardo a spezie sintetiche, è con l melanconia riflessiva di Una promessa che le note raggiungono un apice distante dalla fragilità narrativa.

L’album porta con sè il suo abito elegante, indossato tra sensazioni Molko ( Las Vegas) e i beat retrò di Amelie , senza mai dimenticare una buona ed essenziale dose di distorsioni. A chiudere il cerchio è l’ottima esecuzione di Non è così, che chiude un disco che mal cela intensità e originalità espressiva, riuscendo a porre le stabili fondamenta per l’emotività sensata che popola le liriche, qui ottimizzate per definire un controllo espressivo delle melodie.