0018Quintetti per archi

Copertina del primo volume

Nei suoi 62 anni di vita Luigi Boccherini dedicò grande tempo e cura al quintetto per archi, ne compose infatti ben 113 ma la sorte beffarda e la distrazione dei posteri ha fatto sì che il suo nome sia oggi associato solo al popolare Minuetto, il famigerato “Minuetto di Boccherini” ma ecco che il quartetto Vanbrugh – con l’aiuto di Richard Lester al primo violoncello – è venuto in soccorso della musica del compositore lucchese (ivi, 1743 – Madrid, 1805) pubblicando per Hyperion ben due CD – acquistabili singolarmente – con una bella selezione di questi quintetti, della selezione fa inevitabilmente parte anche l’opera 13 #5 che contiene il noto minuetto – alla cui popolarità contribuì negli anni ‘50 il famoso film “La signora omicidi” – un classico del cinema interpretato dal grande Alec Guinness.
I quintetti per archi di Luigi Boccherini sono composizioni interessanti per una molteplicità di ragioni: l’artista toscano fu celebre al suo tempo oltre che come compositore proprio come violoncellista e se è vero che le maggiori sue innovazioni della tecnica dello strumento vanno cercate nei concerti per violoncello e orchestra va anche notato come la struttura del quintetto – con due violoncelli – sia stata un mezzo usato magistralmente per creare musica magnifica. L’aneddotica ci rivela che ciò accadde incidentalmente: Boccherini nel 1770 ebbe un incarico – in qualità di virtuoso e compositore – presso la corte di Spagna, colà scoprì che era in voga questa inusuale formazione cameristica, il quintetto d’archi.
Risulta che Boccherini non fosse soddisfatto di questa novità: fuori di Spagna il quintetto non era popolare e perciò il lucchese temeva ciò pregiudicasse il successo della sua musica fuori da quei confini; artisticamente però il quintetto si rivelò una seconda pelle per Boccherini: la presenza di due violoncelli nella formazione gli permise di affidare a uno la parte di basso che gli compete come in un quartetto e di rendere quindi il secondo un vero solista che può sfruttare a fondo il linguaggio dello strumento senza per questo perdere l’equilibrio e la fluidità delle varie parti, riuscendo anzi a dare pari risalto anche ai due violini e alla viola.
La musica di questi quintetti è colma di grazia e di melodie che stimolano alla danza o – più spesso – al canto: un effetto dovuto alla scelta di Boccherini di ripetere una frase tre volte – laddove i suoi maggiori contemporanei si limitavano a due – e questo certo facilita il coinvolgimento dell’ascoltatore. I quattro quintetti del secondo CD sono di particolare interesse perché sono composizioni presentate per la prima volta su disco, sono tutte composizioni di eleganza squisita ma volendo segnalare momenti brillanti vengono in mente ‘allegro con moto del quintetto in Do maggiore (op. 28 No. 4) il cui affascinante lirismo è segnato da prodigi di virtuosismo violoncellistico; di particolare interesse poi il quintetto in Re maggiore (op.43 No. 2) mai pubblicato in cui spiccano gli umori di Spagna soprattutto nel terzo movimento che sa di fandango.
In conclusione non si può che ringraziare l’editore Hyperion per aver dato vita a queste registrazioni ed elogiare il quartetto Vanbrugh e Richard Lester per lo spirito e la maestria profusi per riportare in vita questa musica bellissima troppo a lungo dimenticata.