Raw in sect “Blue Haze”, recensione

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Arrivano dalla mitologica città dell’Olimpo greco, ancora sotto il baluardo della WormHoleDeath, che, dopo l’esordio di Red Flows ha deciso di mantenere salda la presenza dei greacians all’interno del proprio rooster.
Il vivace quartetto metal giunge ad un nuovo vortice narrativo immerso in una bluastra foschia visionaria e rabbiosa, quanto l’impatto sonoro di On the Run. L’overture, infatti, appare priva di reale climax narrativo. Nessun ponte verso l’implosione; l’ascoltatore si ritroverà immerso, senza mediazioni, nella rabbia espressiva di stampo hardcore, fatta di ridondanza e drum-set battente, all’interno del quale si rimarrà colpiti da sonorità dirette e prive di fronzoli.

Pochi istanti di violenza espressiva che non lasciano spazio a particolari elucubrazioni, proprio come se l’obiettivo del quartetto fosse quello di gettare l’astante nel gorgo che capeggia sulla grezza cover art.
Non ci sono tempi silenti o attimi di meditazione, il vento trascina verso All istinct Trip, di certo tra i brani meglio finalizzati. Una traccia avvolgente, che riporta alla mente il finire degli anni ’80, grazie ai sentori speed metal, la cui velocità esecutiva va, come allora, ad accompagnarsi a spazi chitarristi dedicati. La composizione, che sembra dovere molto a Vulgar display of power richiama un inusuale call and response sul fade out, atto anticipatorio di Cutting my skin.La ponderata strofa iniziale pare essere un trampolino per la profondità espressiva di una vocalità pura e talentuosa che, avvicinandosi agli stilemi Corey Taylor, resiste ad alcuni passaggi corali che sbiadiscono l’energia esecutiva.

Se poi la titletrack si offre con il suo semplicistico impatto armonico new wave-dark, è con Abeer Qaassim Hamza (A glowing Shade) che la disorientate vocalità dinoccolata ci introduce a cambiamenti diversificati, esposti verso manierismi Sotd, nella sua espressività pura e avvolgente, offrendo spazi di reiterata emozionalità, da cui nascono curiose spezie balcaniche.

A dare sapore alla seconda parte del disco sono poi la ruggine dell’ottima High on waves ed il dialogo isterico e skizzofrenico di Migraines, il cui sfondo sfumato continua a sorprendere l’ascoltatore, destabilizzato dalla libertà esecutiva, ottenuta senza offrire soluzione di continuità. Mentre poi un blando rumorismo si pone al centro della descrizione musicale, l’inizio di Drowing in the Norm, dominata da drum set vincente, si presenta pronto ad aprire le fauci per fagocitare espressività inquiete, stop and go e cambi direzionali

Un disco, dunque, interessante, che non disdegna l’inatteso, tra espressività nera ed inquieta, ed aperture ridondanti, a cui si giunge attraverso straordinarie direttive artistiche.

Tracklist

1. On the Run
2. All Instincts Trip
3. Cutting My Skin
4. Black Stoner (Part I & II)
5. Abeer Qassim Hamza (A Glowing Shade)
6. Blue Haze
7. Migraines
8. Drowning in the Norm
9. High on Waves
10. 10th Circle
11. Υттατία