Roger Waters – The Wall 2015, recensione del film.

The Wall 2015 - Copertina del film.

“Due guerre che non hanno lasciato il ricordo del padre a due figli”

Questa frase, di una semplicità disarmante, allo stesso modo della musica mi ha colpito durante la visione del film.

Mi sono chiesto se valeva la pena andare al cinema e vedere un concerto che, seppur bellissimo, nulla avrebbe tolto e nulla avrebbe potuto aggiungere a quanto già visto e sentito in precedenza.

Diciamocelo subito. The Wall è un album ormai arcinoto, un classico, alla stessa strégua della nona sinfonia di Beethoven o della Tosca di Puccini.

Esagero?

No davvero! Se si cerca di analizzare il perché un’opera dell’ingegno umano diventa un capolavoro, un classico o in qualunque modo lo vogliate chiamare, nella totalità dei casi si arriva ad affermare che le emozioni che l’opera suscitano non cambiano mai, non diminuiscono, ma si ampliano e si caricano di significati sempre nuovi.

The Wall è questo. E’ una nota perfetta, suonata in modo impeccabile, che nasce dal cuore. E’ questo che lo ha reso immortale, il significato che assume ogni volta che lo si ascolta.

Come tutti ormai sanno questo album è figlio delle lacrime di Waters per la perdita del padre in guerra, il tormento che lo ha accompagnato durante la vita, lo stesso del padre, orfano anch’egli per colpa della prima guerra mondiale. Le immagini che scorrevano sullo schermo, però non mi hanno rimandato alla sofferenza nata nel passato di Waters, ma a quella che mi avvolge oggi.

Il muro non è solo il frutto del lutto di Waters, ma è la conseguenza dell’odio che pervade la nostra società. Parafrasando il testo con cui ho voluto aprire questo articolo posso dire che:

“la guerra in Siria ha tolto al padre di Aylan Kurdi la gioia di crescerlo e di vederlo uomo”.

Le tragedie dei giorni nostri sono figlie e cause delle tragedie del passato, è per questo che le lacrime di Waters non sono un artificio, la guerra, la violenza la disperazione non è finita non si è dissolta, ha solo trovato altre vie per restare con noi.

Con questo film forse Waters ha fatto pace con i suoi ricordi, e ha davvero buttato giù i mattoni del suo muro, ma purtroppo di muri ne rimangono molti nel mondo, e molti se ne stanno costruendo.

E’ questo che mi ha colpito del film di Waters, oltre a farmi cantare, a bassa voce per carità altrimenti mi avrebbero linciato, mi ha fatto pensare e la cosa mi ha colpito, nel bene e nel male.

Per il resto cosa aggiungere?

Concerto strepitoso, esecuzione delle canzoni fedelissima all’originale, effetti scenici strabilianti, audio da urlo. L’unica nota stonata era che ero al chiuso di un cinema e non allo stadio a cantare a squarciagola.

I tre giorni di proiezioni sono passati ma il film sarà distribuito in DVD/blue ray a novembre, quindi se siete amanti dei Pink Floyd e della loro musica acquistatelo senza pensarci non ve ne pentirete!

Ps.
alla fine del film c’è un siparietto che riunisce Waters e Manson, dalle loro battute dai loro sguardi e mezzi sorrisi più che da mille libri, si intuisce perché, purtroppo o per fortuna, un ritorno della band alle origini con i componenti rimasti sia pura utopia.