Roma Teatro dell’Opera – Così fan tutte

Mozart - Ritratto

Teatro dell’Opera di Roma
18/01/2017

Fiordiligi: Francesca Dotto
Dorabella: Chiara Amarù
Guglielmo: Vito Priante
Ferrando: Juan Francisco Gatell
Despina: Monica Bacelli
Don Alfonso: Pietro Spagnoli

Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma
Direttore: Speranza Scappucci
Maestro del Coro: Roberto Gabbiani

Regia: Graham Vick
Scene e Costumi: Samal Biak
Luci: Giuseppe Di Iorio

Questa è una delle opere più complesse mai realizzate.

E’ un gioco di specchi in cui il confine fra realtà e finzione è sempre indefinito.

A differenza della stragrande maggioranza delle opere (anche buffe), qui non abbiamo un’evento iniziale che genera tensione drammatica. Qui c’è solo una scommessa: Don Alfonso ritiene che i suoi due giovani amici sopravvalutino la fedeltà delle loro fidanzate e scommette 100 fiorini che in sole 24 ore riuscirà a dimostrarlo.

Quest’opera formalmente si pone come una grande dimostrazione scientifica in cui il pubblico è a conoscenza di quasi tutto quello che accade ancor prima che accada. Quindi niente colpi di scena, tranne forse il finto avvelenamento nel finale del primo atto, che tuttavia appare chiaramente una grottesca messinscena.

Si possono individuare molti significati in questo capolavoro, ma quello forse più evidente è la parodia dell’opera stessa, in particolare dell’opera seria. Dal momento in cui i ragazzi partono per il fronte (per finta naturalmente), Mozart crea quell’incredibile alternanza di stile buffo e stile serio che continuamente si rovesciano uno sull’altro. Il suo modo di scrivere musica – anche sul versante strumentale – si basa molto su sottili allusioni e dettagli.
Altri significati sono stati proposti e non è questa la sede di analizzarli, ma mi premeva sottolineare l’intento parodistico che è così importante in Così Fan Tutte.

Gli interpreti erano tutti di buon livello, con ottime capacità sia vocali che interpretative e – fatto davvero importante – abbastanza omogenei tra loro. Hanno interpretato molto bene le rispettive parti, calandosi perfettamente nello spirito dell’opera.

Buona la direzione affidata alla direttrice romana Speranza Scappucci al suo debutto in questo teatro: ha impostato il suono dell’orchestra in modo molto mozartiano, con sonorità chiare, trasparenti e mai preponderanti. Ha dato inoltre la giusta rilevanza alla sezione dei fiati che è così importante in quest’opera in quanto Mozart affida proprio a clarinetti ed oboi degli specifici percorsi sonori fondamentali per lo sviluppo drammaturgico. Particolarmente riusciti i momenti così sublimi della sequenza Quintetto-Terzetto “Di scrivermi ogni giorno” e “Soave sia il vento” nel primo atto, in cui l’orchestra ha davvero raggiunto un grandissimo spessore interpretativo con una mirabile delicatezza e chiarezza di suoni. Lo stesso si può dire dei recitativi, brani a volte sottovalutati in quanto erroneamente ritenuti solo di transizione. Sia quelli secchi (in cui la stessa direttrice suonava il fortepiano) che quelli accompagnati sono stati trattati alla stessa stregua dei pezzi chiusi creando un amalgama perfetto dal punto di vista musicale e teatrale.

Fin qui tutto bene, musicalmente lo spettacolo è molto ben riuscito ed è stato apprezzato dal pubblico.

Per quanto riguarda l’aspetto registico devo dire che la resa non è stata all’altezza di quella musicale. Vick ha voluto ambientare l’azione in una scuola moderna seguendo il sottotitolo del libretto: “la scola degli amanti”. Sono state usate scene bianche quasi accecanti, abiti dai colori sgargianti ed arredi di scena un pò grotteschi come un’altalena ed una cassapanca da cui spesso entravano ed uscivano i personaggi. Visivamente sembrava il set di una sit-com poco riuscita.

Ciò che colpiva di queste scene era il senso di totale estraneità della parte visiva rispetto al testo ed alla musica. Sembrava quasi un’allestimento riciclato da un altro spettacolo completamente diverso. La fissità delle scenografie cozzava terribilmente con la continua mutevolezza della musica. Mutevolezza che Mozart non manca di sottolineare a partire dall’ouverture e che continua incalzante fino alla fine dell’opera.

Decisamente meglio l’aspetto puramente attoriale, infatti da questo punto di vista le movenze e gli atteggiamenti dei cantanti hanno rispecchiato la dinamicità della partitura sottolineandone le alternanze buffa/seria.
Da notare che i costumi delle ragazze nel secondo atto erano inutilmente appariscenti e volgari.

La musica di Mozart evoca sensazioni di elegante e sottile ironia, che purtroppo sono rimaste confinate alla parte uditiva.

Per chi fosse interessato a dei confronti propongo due video reperibili in commercio: una produzione dell’opera di Zurigo con Cecilia Bartoli nel ruolo di Fiordiligi, direttore d’orchestra Nikolaus Harnoncourt, regia Jurgen Flimm (etichetta ArtHaus Musik) e un’altra edizione con Amanda Roocroft che interpreta Fiordiligi, diretta da John Eliot Gardiner che si è occupato anche della regia (etichetta Archiv).