Shina Peters – Ace

copertina di Ace di Shina Peters

Vorrei parlare di qualcosa che non era destinato a noi. Shina Peters è uno dei più noti musicisti nigeriani di etnia Youruba, che nel 1989 vinse in un sol colpo gli Award come Best Juju Artist, Best Artist, Best Song e Best Album, grazie al suo disco Ace, che vendette inaspettatamente molti milioni di copie nel suo paese, un fenomeno a cui fu dato il nome di “Shinamania” . Nonostante ciò egli è praticamente sconosciuto al di fuori dalla comunità nigeriana, e se provate a cercare un suo disco nei siti internet specializzati non lo troverete. In qualche modo sembra che la musica di Shina Peters sfugga il mondo.

Questa curiosa situazione pone più di un interrogativo sul fenomeno della World Music e sulla sua effettiva natura, quanto cioè la World Music che arriva a noi sia effettivamente la musica ascoltata nel mondo, e non, come in certi casi, un sottoprodotto della globalizzazione culturale reso digeribile o, come in altri, in cui i suoni esotici vengono usati fuori contesto (e senza rispetto) per “condire” il solito minestrone elettronico dance. Forse è il caso di divenire consapevoli delle manipolazioni interessate operate dalle case discografiche, soprattutto quando condiscono le loro produzioni e i loro “mix” con prefissi e suffissi come “ethno”, “tribal”, “global” e così via.

Sembra che Talvin Singh (citato da M. Boccitto su Il Manifesto). una volta abbia definito questa musica, così come la sua, “potato music”, traendo spunto dalle patate fritte dei fast food, delle quali nessuno è interessato a chiedersi da dove vengano, anche se mangiate a Tokyo o a Caracas. Analogamente non ha alcun senso chiedersi da dove provengano i suoni esotici della nuova musica globale.

Ecco, quella di Shina Peters non è potato music. Quindi non si trova. Quindi è indigesta, non si preoccupa del noastro gusto, non tiene conto del nostro senso estetico e della nostra sensibilità, e riusa quello che noi buttiamo, nella discarica globale, rendendolo funzionale a un altro gusto, a un’altra sensibilità. La musica di Shina Peters, amata da milioni di giovani africani, richiede – e ci chiede – uno sforzo volontario per avvicinare qualcosa di diverso, e dunque una curiosità attiva.

Apriamo a questo punto una brevissima parentesi sul “signor” Shina Peters. Nato Oluwashina Akanni a Egbaland, Ogun State, nel 1958, iniziò a suonare come chitarrista all’età di 12 anni nella Juju band di Prince Adekunle, dove conobbe Segun Adewale, con cui in seguito formò la band Shina Adewale & the Superstars International. Negli anni ’70 i Superstars pubblicarono sei dischi prima che “sir” Peters e Adewale decidessero di intraprendere entrambi la carriera solista.

Afro-Juju Series 1 – Ace è il suo quinto disco, registrato agli Afrodisia Studios di Lagos e pubblicato nel 1989 per la CBS Nigeria, e anche il suo maggior successo. Io possiedo la vrsione in CD pubblicata dalla Sony Nigeria, trovata casualmente presso il mitico Sterns di Warren Street, a Londra. Shinamania (Afro Juju Series 2) fu il disco successivo, di cui possiedo una copia trovata usata in un negozietto di Amsterdam. Il titolo dice tutto sulla notorietà raggiunta da Shina Peters grazie ad Ace. Uscito nel 1990 anch’esso per la CBS e pubblicato (stupore) anche a Londra per la Flame Tree / Timbuktu Records (TIMBCD501). Dopo Shinamania uscirono, rispettivamente nel ’91 e nel ’92, Dancing Time ed Experience, pubblicato anche quest’ultimo dalla Flame Tree.

L’ultimo lavoro di Shina Peters sembra essere stato Playmate, una cassetta pubblicata in Nigeria nel 1999 in cui Shina trae spunto dalla storia di Bill Clinton e Monica Levinsky per lamentarsi delle donne che “approfittano” degli uomini famosi. Una vibrante storia di ordinaria quotidianeità, dalla quale i “maligni” hanno dedotto ogni genere di retroscena, costruendo una sorta di soap ambientata intorno allo star-system di Lagos.

Ace – Parole e Musica di S. Peters, Mix di Lak Adeniran e Laolu Akins, Produzione e Direzione di Laolu Akins – è composto essenzialmente da due lunghe tracce di 15-20 minuti, nelle quali i 12 brani si susseguono senza interruzione. La band di Shina Peters è formata da una decina di percussionisti, un coro, qualche chitarra, un basso e qualche tastiera, per un totale di una ventina di musicisti. La spina dorsale della musica è il groove della sezione delle percussioni, guidata soprattutto dai talking drums, sul cui tappeto intricato e frenetico – mutuato dal Fuji più che dal Juju – si intreccia la struttura antifonale della voce solista, sempre in Youruba, e del coro. Chitarre e tastiere, queste ultime dal suono pacchianamente datato, servono solo a sottolineare i cambi di atmosfera e di struttura.

In particolare la traccia 2 – in cui è contenuto il brano Irawo Lagba (Ace) – è bellissima. Inizia lenta, sensuale, con l’accompagnamento delle chitarre e una parte vocale quasi blues. Continua poi con un canto religioso di matrice cristiana, in cui viene invocato Jesu (Gbadura Mi …), prima che le percussioni comincino a pompare e crescere, arrivando all’esasperazione tesa e fortemente africana della lunga e terrificante coda finale, con echi highlife, tutta in accelerazione.

L’Afro Juju è l’inferno dei suoni e dei ritmi sincopati della Nigeria urbana, l’altra faccia di generi musicali nostrani come la psyco-techno o l’hard-core, che per noi si associano inevitabilmente al consumo di sostanze chimiche psicoattive..Visitare Lagos, la metropoli più popolosa dell’Africa e con il più alto tasso di crescita del mondo, è un’esperienza preclusa alla maggior parte di noi. Se comunque non riuscite a sopprimere la vostra curiosità a riguardo, provate almeno una volta ad ascoltare l’Afro Juju di Shina Peters, esperienza entusiasmante di musica alienata proveniente da un mondo a noi alieno. Afro Juju Lo Gbode.

Lista dei brani

Afro Juju
Je Kajo
Ijo Shina
Moju Kuro
Oyin Mimo
Omoge To Rewa
Omo Enia Lo Sora
Jesu Gbadura Mi
Atoto Arere
Irawo Lagba (Ace)
Adebisi Odutayo
Afro-Juju Lo Gbode