Stage of reality

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We are just breathing machine, no ideas or opinions, no tastes, no knowledge to understand

Quando mi ritrovo di fronte a prodotti come questi, sorrido compiaciuto, perché mi sembra (illusoriamente) di allontanare l’assurdità celebrativa del virus musicale per eccellenza: il Moving Picture Expert Group-1/2 Audio Layer 3. Infatti, l’invasività e la freddezza dell’Mp3 sembrano scomparire, come per magia, quando band come gli Stage of Reality riescono nell’intento di convogliare l’interesse degli ascoltatori, non solo verso la musica, ma anche in direzione di un prodotto a tutto tondo. L’importanza essenziale del lato estetico e del packaging stesso, come da anni ripeto, rappresenta l’arma vincente contro l’anonimato. Dimenticarsi di un disco scaricato sotto le vesti della musica fluida è piuttosto facile, se diluito all’interno di una fagocitante ed oceanica offerta, ma dimenticarsi di un disco come The breathing machines è davvero impossibile, anche nel caso le tracce offerte non incontrassero il nostro gusto.

Questo per merito (in parte) dell’artwork post-futuristica di Clara Sanchez e (soprattutto) per il formato 19 x 14 del digipack, che trova nel booklet interno la sua straordinaria originalità, complementata da una Card Usb contenente tracce digitali, immagini, foto e video.

La band, nata dall’idea di Andrea Neri, si offre al pubblico con questo interessante concept ispirato all’arte di George Orwell. L’ambientazione imprecisata ci racconta di un futuro prossimo, in cui l’individualità e il senso critico sono ormai annullati a favore di un’elitaria casta detentrice della Conoscenza. L’uomo comune è ormai assoggettabile alle caratteristiche positroniche raccontate da Asimov, e appare incapace di andare oltre alle azioni semplici, meccaniche e lineari.

L’ottima struttura narrativa ed il riuscito songwriting appaiono, senza troppe ombre, l’arma vincente di questo nuovissimo full lenght promosso dalla Red Cat e licenziato dalla Nuvi Records, abili nel definire in maniera attenta e dettagliata un prodotto di rilevante qualità.

A battezzare The breathing Machine è l’heavy riff della titletrack, le cui sonorità appaiono intarsiate alla perfezione da una bass line che lascia spazio a sonorità industrial space, dettate da una sorta di iniziatico spoken word, atto a dominare le impostazioni nu metal del riffing. Le scorie sonore vanno poi a pulirsi grazie ad una linea di cantato che si offre all’ascolto vestita di tipici stilemi heavy, qui ornati da procedure prog e tagli alternativi. Nonostante le ottime intenzioni però (solo) a tratti nasce l’impressione di un immenso potenziale ancora inespresso, rabbuiato da intrecci perfettibili che trovano terreno fertile nell’eccessiva lunghezza di alcuni passaggi. A dare la giusta verve sembra essere proprio l’impronta old school che continua ad intrecciarsi a sonorità pseudo sperimentali, proprio come accade nella godibile Mindless e nella riuscita Shadows from the past, in cui il tipizzato guitar solo si affianca alla linea vocale anni’80 e alle buone idee futuristiche. La traccia, di certo tra le migliori, offre nella sua diluizione un armonia easy e diretta, che trova nel bridge e nel chorus un tassello trionfante.

Il focus si sposta poi sull’hard & heavy di Good & evil, in cui la profondità delle note basse si perde a causa di un’iniziale costruzione minimale, pronta a strutturarsi in maniera climatica, sino a disegnare i contorni ideali per il rimando alla golden age, inserito tra facili sonorità Skid Row e Bon Jovi, qui parzialmente induriti dalle intezioni. Se poi con Grey man emergono elementi sintetici e cripto funky, con Where are we going? ci si rivolge ad un aurea calmierante, che ritaglia attorno metodologie Chris Cornell, un minimalismo espressivo ponderato ed osservativo, contaminato da impronte poppeggianti nel suo chorus.

A chiudere l’album è infine la coraggiosa Next Generation, schizofrenica e destabilizzante. La lirica riesce a racchiudere stranite e varianti sensazioni in grado di cambiare andamento e strutture atmosferiche nel tratto breve, offrendo spazi risolutivi per un disco da ascoltare, da avere, da acquistare.