Story of Jade “The damned next door”, recensione

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..Let the story begin…

Tutto sembra partire dal metal italiano dei Death ss, dai quali il quartetto rapisce l’amore per i B movie horror, esponendosi attraverso un corpse paint che in questo caso è forse più corretto chiamare make-up. Tra sanguinolente lacerazioni epiteliali ed orrorifiche maschere, la band arriva alle (forse) indirette citazioni filmiche, inevitabilmente attingendo a quel mondo della paura che accompagna l’uomo nel corso della sua esistenza. La paura irrazionale dell’infanzia, il disagio adolescenziale, il terrore della solitudine e poi della morte. Una paura che appare nella filosofia lirica dei Story of Jade come una sorta di psicopatica compagna di sempre, capace di evolversi e mutare di forma, senza mai abbandonaci nel nostro percorso. Così, proprio come ci si poteva aspettare, l’epifania dell’angoscia viene preso da Baphomatt e soci per essere smembrato con cinica ironia e controllata energia nella loro mistura Thrash old school e atmosfere vintage.

A raccontarci The damned next door è una voce mefistofelica assestabile tra il thrash da cui arriva ed il black a cui anela, inserendosi tra passaggi power metal e growling posati su riff heavy ed accenni industriali. L’ottimo lavoro di Indy T.Witch si amalgama a giochi vocali dediti alla narrazione di una teologica e confusiva anima che, tra istinti Dimmu Borgir e trepidanti passaggi heavy, ci mostra la confusività post mortem. Ad anticipare l’inquietudine dell’ignoto è poi Enemy in me, sussurrata ed orrorifica narrazione di una battaglia interiore, i cui toni manzoniani anticipano la discorsività di H.M.K.M. che potrebbe ben convincere Phil Anselmo.

Se poi Confessions of a headless man appare meno convincente, più concreta appare lo Slayer style di J.A.D.E. e l’ottimo incipit di Bloodsuckers, che arriva ad offrire anche qualche virtuosismo chitarristico. A completare il full lenght sono l’old style di Lulladie, nera filastrocca posata sulle nostre paura fanciullesche e la convincente C.F.virus s01 in featuring con Flegias.

Insomma benvenuti agli inferi cantati da un tappeto di note stranite, tra semplicità narrativa, cura ispirata e sguardi a quel magico periodo in cui i Possessed uscivano con il loro Seven churces

1- Self-Inflicted Masterpiece
2- Afterlife Confusion
3- Enemy In Me
4- H.M.K.M.
5- C.F. Virus S01 (Feat. Flegias)
6- Confessions Of A Headless Man
7- Bloodsuckers
8- J.A.D.E.
9- Lulladie
10- New World Inquisition (When You Hear The Sirens)