The Good Fellas

13women.jpg

Mi risulta molto difficile non considerare lo Swing come un vero e proprio genere. Il suo calore, la sua intensità, il suo trasporto, mi chiedo come possano essere considerati solamente un semplice ritmo “saltellante” figlio del Jazz. Mi parrebbe una crudeltà relegare il mondo swing in questa sorta di limbo, che non sussiste in altre categorie come il metal, l’aternative ed il rap, in cui basta una variabile in più o in meno per creare una nuova etichetta. Quale supporto alla mia apologia dello swing, chiamo a testimoniare “13 women”, ultimo travaglio dei The Good Fellas, il gruppo forlivese di Stelio Lacchini e Fabrizio Casadei, meglio conosciuti come Mr.Lucky Luciano e Bum Bum La Motta. L’incipit della cover art ci porta immediatamente nel mondo dell’Hot swing, ben sviluppato durante l’esplorazione delle 18 tracks, all’interno delle quali si susseguono senza soluzione di continuità, inediti di buona natura a rifacimenti deliziosi di annosi classici. Il sapore che ne rimane è quello della Kansas City di Count Basie e dei Cotton Club di Duke Ellington, senza dimenticare la spensieratezza dello swing italiano di Rabagliati e Natalino Otto.

Il disco apre le danze con “Ruby the redheaded bartender” composta da Lacchini. La prima track ha il difficile compito di trascinare l’ascoltatore all’interno di quel mondo retrò, fatto di fiati che inseguono scale, snaping e una buona dose di leggerezza, che ritorna in brani come “Aint’t nobody here but us chickens” e “You rescued me”. Il viaggio prosegue leggero attraverso alcuni rifacimenti di qualche lustro addietro, come il r’n’r swingato de “Il tuo bacio e come un rock” e de “Il ribelle” del primo Adriano Celentano. Sulla medesima linea d’onda, si aggiunge l’ironia senza tempo di “Dracula cha cha cha” di Maresis e Brighetti, interpretata ultimamente da Renzo Arbore e ancor prima dal geniale Renato Rascel, che rappresentò la canzone in “Tempi duri per i vampiri” di Steno, nell’ormai lontano 1959. Il fil rouge propone poi un omaggio al celebre Piero Umiliani con “Sentirsi solo”, in cui in profumo jazz inebria l’intero brano con una soffice melodia, che riesce ad isolare da qualsiasi distrazione esterna.

“13 women” non lascia nulla al caso, sperimenta, osa e offre moltissime sensazioni, che si alternano con fluidità naturale e mai forzata. Si riesce infatti a transitare dalla magnifica “Grasshopper” al boogie-woogie di “Rock’n’roll Boogie“, che nella sua veloce e ritmata versione di blues, offre un basso ostinato e assoli di tromba travolgenti. L’album si chiude con la titletrack dedicata alle meravigliose 13 donne che popolano l’inlay del cd. Il disco però, non termina in coincidenza con l’ultima canzone. La band infatti ha deciso di impreziosire il prodotto con una video session di “Ruby the redhead bartender”, registrato durante il live al Meldola Theatre nel 2006 e una Photo session che narra il making of.

Insomma un disco completo, che nasce dall’esperienza che I Good Fellas hanno ampliato negli ultimi anni, anche grazie alle preziose collaborazioni teatrali con Aldo, Giovanni e Giacomo e recentemente con Cochi e Renato. Al tutto si vanno ad aggiungere i mirabolanti incontri con il grande Ray Gelato, che da sempre li considera a ragione tra i migliori musicisti swing del panorama contemporaneo.