Toumani Diabate – The Mande Variation

copertina di The Mande Variation

Chi ascolta la kora per la prima volta stenta a credere che quei suoni possano provenire dalle antiche tradizioni del continente dei tamburi. Si tratta di un’arpa, sulla cui cassa di risonanza, una grossa semi-zucca vuota su cui viene tesa una pelle di capra, viene montato un ponticello e un manico al quale sono fissate le sue 21 corde.

Intorno a The Mande Variation, l’ultimo disco pr kora solo di Toumani Diabate, si stanno addensando lo stupore e le emozioni degli ascoltatori del mondo, non solo di musica africana. Molti gridano al capolavoro, al miracolo di equilibrio, creatività e grazia.

“The Mandè Variation è talmente bello che migliora la vita di chi lo ascolta” (Jazzwise) “Uno dei dischi strumentali più magnifici che io abbia mai sentito” (David Harrington, Kronos Quartet) “Toumani è alla pari di un Glenn Gould o di un Rostropovich – il genere di musicista che ti può capitare di incontrare solo una volta nell’arco di una vita” ( Lucy Duran – BBC Radio 3) “Intricato, meditativo, radicato in una cultura ma senza alcuna paura di trascenderla.” (Uncut) “Con ut tale virtuosismo poetico, certamente Diabaté è uno dei musicisti pià preminenti del mondo, indipendentemente dal genere.” (Observer Music Monthly) “The Mandè Variations espande i confini della kora come tutti gli altri non riescono a fare. Li espande oltre la tradizione, ma anche oltre la kora stessa.” (tpafrica). Sono le parole sbalordite dei critici musicali, tra i quali mi ci metto anch’io.

Toumani Diabaté è un djeli, un griot che afferma di rappresentare la 71esima generazione di suonatori di kora della sua famiglia. Suo padre era Sidiki Diabaté, veniva chiamato “il re della kora”, e ha giocato un ruolo cruciale nella fondazione dello stile moderno e nella sua trasformazione da strumento d’accompagnamento a strumento solista. Sia il padre Sidiki che sua madre, la cantante Nene Koita, furono tra i protagonisti della storica Ensamble National Instrumental du Mali nel periodo successivo all’indipendenza, che il Mali ottenne nel 1960.

L’eredità che un djeli porta sulle spalle ha un peso enorme, ma esistono casi in cui un djeli particolarmente dotato non solo la sostiene disinvoltamente, ma addirittura riesce ad arricchirla con un contributo personale e nuovo, entrando di diritto in quella storia.

The Mandé Variation vola alto ben oltre gli stilemi della tradizione. La kora può essere a buon diritto definita il pianoforte africano, e Toumani è in grado di farla suonare come un piano, con la linea di basso, l’accompagnamento sui timbri intermedi e le improvvisazioni sui timbri più alti, come se due kora accompagnassero una cantante, tutto in sole quattro dita. Ma se fosse solo questo sarebbe del semplice virtuosismo, e invece The Mandé Variation è in molti passaggi meno virtuosistico e più essenziale di lavori precedenti come Kaira o New Ancient Strings. Sto parlando di libertà, una virtù che un djeli si può permettere solo se è davvero coraggioso e padrone della tradizione che rappresenta.

La prima rivoluzione in The Mandé Variation deriva dall’invenzione di una nuova accordatura dal sapore arabo e orientale, chiamata Egyptian Tuning, che si aggiunge a quelle tradizionali del Mali e del Gambia. Per un’arpa, che non prevede la modulazione delle note mentre si suona, l’accordatura determina completamente l’armonia di un brano. Una nuova accordatura implica quindi un nuovo mondo musicale, che viene qui esplorato nella metà dei brani. La seconda rivoluzione è l’uso, sempre in metà dei brani, di uno strumento modificato, con chiavi di legno al posto dei tradizionali anelli di pelle per il tiraggio delle corde. A ciò si aggiunge l’utilizzo di corde per arpa europea, che rendono il suono di questa “gold key” kora più pulito e ricco di armoniche. La terza rivoluzione è la registrazione di brani che non derivano né si rifanno al repertorio tradizionale, ma sono pure improvvisazioni senza tema. Toumani spiega che questo è il modo di suonare che lui adotta quando è solo a casa, ed esplora le potenzialità del suo strumento.

I nove brani del disco sono altrettanti capolavori. Alcuni sono interpretazioni mai ascoltate di classici del repertorio tradizionale, come Alla l’a ke, intitolata qui Kaounding Cissoko, suonata qui in modo impetuoso e intricato, ispirata – come spiega lo stesso Toumani – dagli infernali ritmi delle ensamble senegalesi di sabar, in cui ogni singolo beat viene spezzato in inusuali frammenti. Altri sono composizioni nuove ispirate da temi tradizionali, come Si Naani, che suona a cavallo tra il jazz – con la sua straordinaria linea di basso – il medio-oriente e la musica minimalista alla Steve Reich e David Nyman, o come Elyne Road, dalla grazia e dalla dolcezza commoventi. C’è persino una citazione di Ennio Morricone, che apre la nuova versione del classico Djarabi, intitolato qui Cantelowes.

The Mande Variation stupirà gli ascoltatori inesperti come qualunque altro disco di kora suonato da un grande artista, ma colpirà in modo particolare chi con la musica per kora ha già familiarità. E’ musica che non ha etichette, che non può essere definita musica tradizionale, né jazz ne musica contemporanea, eppure ha contemporaneamente le carte per eccellere in tutti questi generi. E’ un disco che suona quasi senza tempo e senza radici, non perché si è perso, ma perché è andato oltre.

Toumani Diabate a Sermoneta (LT) – venerdì 23 maggio

Castello Caetani, SermonetaCerto del valore di questa opera, sono lieto di annunciare anche qui, nella mia vecchia casa, l’imminente unico concerto per kora solo di Toumani Diabate in Italia, che si terrà venerdì 23 maggio in una cornice degna di quella musica, l’antico castello Caetani situato nel borgo medioevale di Sermoneta (LT). Tutte le informazioni logistiche le potete trovare su T.P. Africa, il blog sulla musica africana nato dall’esperienza su music-on-TNT, che sta crescendo bene.

Spero di incontrarvi in molti quel giorno a Sermoneta, non solo per il piacere dell’incontro, ma anche perché sono convinto che le cascate di note della kora che rimbalzano sugli antichi bastioni del castello, suonate dal re dei griot del Mali illuminato dalle fiaccole, sarà un’esperienza profonda e indimenticabile, e farà nascere nuove idee e nuovi amori.