Ufomammut “8”, recensione

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Out the chaos holy flame burn the sky…
Nero ed argento. Ecco i colori portanti dell’anima nascosta degli Ufomammut. Infatti, la band tortonense si affida all’arte di Malleus per dare forma visionaria a questo nuovo full leght oscuro, ma definito da improvvisi scintillii. Un’opera claustrofobica e paranoica in cui lo stoner doom riesce a fondersi con rimandi Voivod e stilemi post, qui raccontati da un’ottima cover art in cui il caos orrorifico appare fulcro germinale di una nuova venuta:8.

Il trio piemontese, come da tradizione, spinto da diversificate fragranze sludge, stoner, rock e desert sembrano voler convogliare istintivamente verso un doom primordiale pronto a tendere all’”Infini”to.
L’album, l’ottavo della lunga carriera di Poia, Urlo e Vita, rimane sotto l’egida della Neurot Recording, ancora una volta pronta a restituire un’opera in linea con il mood tradizionale in cui i suoni confondo le idee avvolgendo la loro essenza attorno a strutture evocative e a tratti scomode. Un percorso fluido e onirico da cui nascono le impronte sonore cariche di nereggiante caligine.

Ad aprire l’avvolgente e dilatata sensazione stoner-rock-desert sono le reiterate note di Babel, in cui inattesi rimandi all’elettronica si nascondono tra le distorsioni, impietose nel voler delineare un contorno surreale. Un tracciato interrotto dalla voce, qui intesa come strumento aggiuntivo, posta al servizio di cambi direttivi dalle profondità ansiogene che vanno ad ottenere uno sguardo diversificato per poi ritornare allo status quo iniziale. Un’esplosione intensa che va a dipanarsi lungo un tracciato di oltre i otto minuti; una babele di note che ci invitano a salire lungo la struttura sonora aperta a forme lievi di rumorismo warsheep e agli spigoli evocativi di Psyrcle .

Il flusso di coscienza inquieta prosegue poi sulle strutture di Zodiac sino a giungere all’implosione Prismaze ideale nel far viaggiare l’astante con note deliziosamente dilatate in cui la sezione di coinvolgimento e fagocitazione viene confermata dagli aspetti compositivi di un album nero, che si racconta in maniera minimale. Da qui si riparte alla volta di un’ulteriore evoluzione posta tra le ripartenze e gli stop and go di Core e richiami all’arte filmica, evidenziati attraverso abissi strutturali che trainano emozioni di certo da affrontare con orecchie mature e pronte a viaggiare con occhi chiusi. cavando verso le accordature ribassate si giunge infine a Wombdemonium, perfetta nell’evidenziale la capacità multidimensionale della traccia, definendo una stratificazione sonora che propone diversi livelli di lettura attraverso curate metafore sonore.

Insomma, un album in grado di incendiare gli animi impuri mediante uno stoner doom impeccabile che pur avvicinandosi all’eccellenza lascia aperta la porta di una percezione pronta ad affacciarsi a ciò che verrà.

Tracklist
Babel
Warsheep
Zodiac
Fatum
Prismaze
Core
Wombdemonium
Psyrcle