Umbria Jazz Festival – Simply Red: Farewell Tour

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Non è una situazione facile da gestire. I concerti “epigrafe” delle band servono per far in modo che esse vivano in eterno nella mente dei fan attraverso spettacoli indimenticabili che ripercorrano almeno, gran parte della loro carriera. Provando solo ad immaginare il tutto risulta che il palco è pieno di qualsiasi cosa che fornisca il giusto effetto scenografico e di enormi maxischermi che facciano passare foto e video vecchi e nuovi a seconda del brano che si sta per interpretare; in ultimo una scaletta meravigliosa che crei l’atmosfera giusta attraverso i brani preferiti di ogni singolo fan e infine la canzone dell’addio. Tutto questo e anche di più per l’addio di una band al proprio pubblico, ma cosa succederebbe se si avesse l’impressione che a quel gruppo musicale gli importasse poco dei fans? Regna sovrana la delusione quando s’investe tutto su qualcosa e invece si rivela per quello che è in realtà. Non è possibile, comunque, restare in completo isolamento e fare finta che ogni cosa inerente a quella realtà non sia mai esistita, bisogna ragionare sui pro e i contro dell’evento e sulle cause che lo hanno portato ad essere come era. Ed è proprio questo che si andrà a fare per il concerto dei Simply Red, in occasione del “Farewell Tour”, all’Umbria Jazz Festival 2009.

Svoltosi all’Arena Santa Giuliana di Perugia, il concerto è durato 90 minuti in maniera del tutto immotivata, ma a saputo regalare ai fans molti sorrisi, nonché una notte di danze soltanto verso la seconda parte. Il palco, già occupato da tanti altri jazzisti e nelle serate seguenti da Benson e B.B.King, si trova al di sotto di un piccolo sentiero che ospita le bancarelle relative al merchandise ( dove una maglietta costa la bellezza di 35 euro ) e al punto ristoro. Vicino ad esso è possibile trovare una piccola stanzetta in cui è possibile vedere altre band improvvisare un pezzo qualsiasi di vari repertori. I posti, a giudicare, più di 600 tra parterre e scalinate, molti dei quali, nelle estremità, non esattamente posizionati in maniera retta per avere una visuale perfetta. A lato del palco due schermi non in alta definizione sui quali venivano proiettate le immagini del concerto e alcune foto “random” di opere d’altre per un motivo: far iniziare il concerto un po’ prima con delle canzoni, scelte dai Simply Red, che non sarebbero state suonate ( tra la selezione tutte quelle dell’ultimo cd d’inediti “Stay” ). L’illuminazione non era dei migliori, ma l’aspettativa lasciava presagire che sarebbe stato un grande show ricco di ogni genere di sorpresa.

I Simply Red iniziano puntuali. Per il momento niente immagini, niente foto che ricordino il passato, ma solo le note di “It’s Only Love”. Il palco si colora di rosso e appare Mick Hucknall: invecchiato, riccio, elegante, ma con una voce calda come se i 25 anni di carriera non fossero passati. Sopra il palco si accendono i quadrati di luci con delle strisce che cambiavano a seconda delle canzoni, tra cui la colorazione massima dell’arcobaleno si ebbe con l’eccezionale “Fairground”, in questa occasione non suonata nella doppia versione soul dell’anno 2005. Iniziano parlando a proposito delle canzoni che intendono fare cercando di coprire un arco di tempo molto ampio che, soprattutto, prende spunto dal cd “Stars”, l’album emblema della band inglese. Vanno avanti rispolverando canzoni del tipo “The Air That I Breathe”, “Night Nurse”, “Come To My Aid” e “Thrill Me”, brani tanto vecchi che molti, tra il pubblico, hanno fatto fatica a riconoscere. Infatti per la prima parte del concerto ai Simply Red non sembrava mancasse solo il giusto repertorio d’apertura, ma anche un pubblico che sembrava morto. Si comincia con la parte seria: “Holding Back The Years”, la canzone più intimistica della band inglese, usata, però, troppo presto. Da qui, il pubblico sembrò rianimarsi sulle note della movimentata “The Right Thing” fino ad arrivare al finale con “If You Don’t Know Me By Now”. All’appello mancano, però, brani immortali del suo repertorio tra cui anche il singolo dell’ultima raccolta.

Ecco la scaletta:

It’s Only Love
A New Flame
Your Mirror
Night Nurse
Thrill Me
For Your Babies
Holding Back The Years
The Air That I Breathe
Come To My Aid
Ain’t That A Lot Of Love
Fake
The Right Thing
Sunrise
Fairground

Money’s Too Tight (To Mention)
Something Got Me Started
Stars
If You Don’t Know Me By Now

Partiamo ora ad esaminare le cose che non sono andate: prima fra tutte la scaletta. E’ pur vero che ogni cantante ha il suo modo di far scaldare il pubblico seguendo una scaletta che vada ad evolvesi in maniera direttamente proporzionale alla durata del concerto. In base a questa regola è possibile scegliere le giuste canzoni per non far annoiare nessuno, ma questo vale solo per i concerti base, non per i “Farewell tour”. Scegliere brani vecchi è un bene, poiché così si possono “abbracciare” molti più fan e accontentare tutti, ma andare a prendere cose troppo lontane o sorde all’orecchio anche del pubblico più competente è sbagliato se dopo non si ha intenzione di continuare verso una scelta che sia corposa e varia o che, più o meno, non abbia un distacco netto tra prima e seconda parte, poiché in questo caso si è trattato proprio dell’ultima ipotesi. I Simply Red hanno preferito optare per una prima parte che può essere benissimo accostata all’aggettivo “dimenticata”, mentre la seconda alla frase “da manuale”. Ma la cosa che più da fastidio è l’aver dimenticato pezzi che, anche se Mick ha affermato più volte di non esserene soddisfatto, sono de singoli che comunque hanno segnato la sua carriera come “Say You Love Me”, “You Make Me Feel Brand New”, “Never Never Love”, “You’ve Got It”, ecc. Poi la cosa più strana è l’aver dimenticato il brano “Go Now”, l’ultima cover della band per promuovere la raccolta “25 Greatest Hits” ( si è saputo, invece, che per il concerto di Milano è stata eseguita ) . Per l’ultimo tour della band era indispensabile fare almeno la maggior parte dei singoli; ecco quale sarebbe stata la scaletta ideale:

Smile
Perfect Love
They Don’t Know
Home Loan Blues
So Not Over You
Thrill Me
A New Flame
Song For You
Your Mirror
It’s Only Love
Home
Oh! What A Girl!
Night Nurse
The Death Of The Cool
For Your Babies
Ain’t That A Lot Of Love
The Air That I Breathe
The Right Thing
If You Don’t Know Me By Now
Fake
You’ve Got It
Never Never Love
Something Got Me Started
Thank You
Stay
Say You Love Me
Stars
Infidelity
Holding Back The Years ( acustica )
Sunrise
Fairground ( versione “Simplified”/ versione originale )

Someday In My Life
Money Too Tight ( to mention )
You Make Me Feel Brand New

We’re In This Toghether
Go Now

Passiamo alla durata del concerto: 90 minuti è eccessivamente poco per un concerto del tour d’addio. Ma in base a tale affermazione arrivano i punti a favore dei Simply Red, ovvero: l’Umbria Jazz Festival è un evento che ospita molti artisti sia dentro che fuori dall’arena e, quindi, gestirli tutti non è una cosa facile tanto che ogni fine settimana il palco deve essere sistemato per la sera successiva, perciò i tecnici devono lavorare il doppio per venire incontro alle esigenze, a volte anche incredibili, delle più grandi star del jazz. Perciò, nell’ambito di un festival, il concerto di Perugia non può essere considerata come una data ufficiale del tour come quella di Milano o Verona dove la scaletta è stata eseguita in maniera comlpeta. E’ importante vedere un’altra cosa: la grandezza del palco non permetteva, ovviamente, di avere una sceneggiatura adatta alle esigenze della band e della forza immaginaria di quello che dovrebbe essere un concerto d’addio, perciò questo conferma ancora di più l’anonimato di tale tappa in Italia. Tutto sembrava spoglio, povero e inconsistente, come se all’organizzatore o ai Simply Red non importasse di soddisfare le esigenze del pubblico con grandi cose, ma solamente con il puro utilizzo della musica.

Non male come scelta, ma di certo un po’ di spettacolo non sarebbe stato male.

Comunque, nonostante tutto i Simply Red sono e rimangono una delle più grandi band soul di tutti i tempi. A Perugia non c’è stato lo stesso spettacolo di Vina Del Mar nel Cile o a Milano, ma non si può certo nascondere che non sia stato meraviglioso assistere, per l’ultima volta, al concerto di chi ha saputo regalare la cosa più grande nella vita di milioni di fan: il piacere di un’emozione.