Un giorno di ordinaria follia “Rocknado”,recensione

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Un giorno di ordinaria follia è un film diretto da Joel Schumacher, in cui uno splendido Michael Douglas perde la ragione a seguito di un vissuto infarcito di stress e condizioni avverse. Una discesa all’irrazionalità ben definita dal suo titolo originale Falling Down, ripreso anche dai Maiden di Blaze in Man on the Edge. La trattazione, ancora oggi reale e contemporanea, si ritrova a vivere in un promettente quintetto padovano, pronto, non solo a richiamare il film del 1993 con colletti bianchi e cravatta, ma anche e soprattutto mediante le atmosfere rabbiose che vivono tra le 10 tracce di reale rock.

La band, attiva dal 2011, sembra voler offrire un incrocio stilistico tra gli anni’90 e gli ultimi Foo Fighters, attraversando i confini tarantiniani e la follia ponderata di stili mai perduti.

Una sincrasi stilistica che riesce ad unire musica dai sapori vintage e riferimenti filmici, attenti e curiosi proprio come dimostra il titolo stesso del disco (Rocknado) e lo stilismo grafico della cover art. Il disco, ahimè privo di booklet…ma promosso in veste cartonata, si mostra nei suoi contorni spigolosi carico di 22 minuti di dirompente groove, in grado di accelerare ulteriormente il proprio ego, senza mai perdere intensità. Un modus operanti tipico del brutal slamming metal, in grado di sostenere al massimo dei giri un ideale minutaggio senza disorientare, ma al contrario lasciando nell’ascoltatore la voglia di proseguire. Dunque la noia non è certo di casa tra i Fumara, proprio come dimostra Polar, rock puro e duro, la cui struttura appare non troppo dissimile la mondo Gerson. Un sound underground, in cui la base strutturale è fondamentalmente tipizzata da un r’n’r classico, qui intercalato tra le sensazioni indurite dei Motorhead ed una accorta descrizione narrativa, che solo a tratti riesce a donare profondità alle tracce. Infatti, la voce del Reverendo, tra filtri, effetti e groove avvolgente finisce per essere fagocitata dalla musica stessa, perdendo l’orientamento. Ma nonostante un necessario distacco emozionale nella fase post produzione, tutto funziona in maniera diretta e genuina; tanto è vero che l’ascoltatore viene, senza mezzi termini, trascinato nel mondo folle e citazionistico dell’ensemble.

Il buon riff di Macigno mobile e le ottime pelli che in maniera grezza si pongono come elemento fondante, aprono la via a Hipster Killer dal curioso sampler, e la riuscita The fonz, che sin dal primo ascolto, prende l’ascoltatore, impossibilitato a rimanere fermo. Un moto di intenso impatto, che si adombra al di sotto dei sentori blues di Mostro Joe e nel battito cardiaco di Cotton Club, perfettamente definito dalle sezione ritmica.
Il regolare andamento sonoro arriva poi ad implodere mediante la voce graffiata del frontman, che, in sinergia all’approccio chitarristico, aumenta il valore delle emozioni con la chiusura dettata da La città del peccato. schizofrenica traccia dai fortunati cambi agogici.

Un disco quindi ricco di piacevoli citazioni, che diverte mostrando la cura espressiva di una band da vivere anche on stage.

Tracklist

1. Polar
2. Macigno mobile
3. Hipster Killer
4. The Fonz
5. Mostro Joe
6. Cotton Club
7. La Città del Peccato