Utveggi”Utveggi”, recensione

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#Palermo, #Giappone, # Rock, #Ecletticismo, #Branduardi, #Originalità.

Non potevo non aprofittarne. Infatti, in questo caso, l’hashtag rappresenta non solo un pretesto descrittivo, ma anche e soprattutto una parte integrante del modus operandi di questo interessante ensemble siculo, che ha adottato il cancelletto come simbolica rappresentazione di sé. Un rimando iconografico che, partito dall’Ep d’esordio, giunge a trovare confine nelle tracce strumentali e nella buona opera di cover art dominata dal monte Pellegrino e dal suo castello Utveggio.

Proprio da quella fortezza che Goethe definì come straordinaria bellezza naturale in Viaggio in Italia, sembra voler partire il quintetto, pronto a veleggiare tra innovazione e classicismo, verso un mondo dai confini aperti. Un sentiero in grado di unire passioni ed interessi divergenti ed originali, mescolate nel calderone di un attenta ironia, in cui non si fa fatica a ritrovare connotazioni geografiche, ricostruzioni pseudo storiche ed ardite mescolanze tra realtà e immaginazione.

Una mistura ponderata, ma al contempo istintiva, proprio come la miscellanea di pop, rock, metal e punk che popola le 13 (+1) tracce.

A dare battesimo al disco sono i un riff stoner de Il trucco, la cui piacevole distorsione, posta sul mondo Petula Clarcke, definisce la struttura dicotomica della traccia, in cui il groove ben cadenzato si mescola alle narrative strofe. Tra stop and go, la storia di Postumi offre poi alcuni elementi aggiuntivi. Un battente e scarno drum set ed un cuore profondo della bass line, pronte a delineare il reale valore aggiunto: Valerio Mirone. Voce espressiva che trova la sua massima manifestazione nei territori più urlati e i graffi.

Non mancano poi né epiche rotondità (Mangiacarta), nè citazioni indirette come quelle branduardiane chiaramente espresse in tracce come Vampe e coltelli e nella filastrocca Millepiedi. Se poi maggiormente diretto è l’omaggio agli Skiantos con Sbarbine, è con l’aurea aulica di Ostinato che la band giunge ad osare, mostrando un curioso intrecciarsi idiomatico posto tra le cuciture ridondanti e reiterate di To’. Una struttura caratterizzata da assonanze che trovano completamento nelle spezie Deep Purplee, nelle spirali psichedeliche e nell’improvvisazioni, che fungono da valvole di sfogo per un lavoro che nulla lascia al caso, mostrandosi in grado di offrire un disco degno di attenzione, nonostante un’imperdonabile ingenuità: lasciare l’ascoltatore orfano di un booklet a mio avviso essenziale.

Tracklist
Il trucco
Postumi
To’
Millepiedi
Mangiacarta
Ostinato
Hakama
Pulizie a tokyo
Le sbarbine
#1
Potosí
Vampe e coltelli
#2